“All’età di 40 anni mi viene diagnosticata una malattia rara che mi vede costretta a fare uso di farmaci chemioterapici. Ciò mi ha reso sterile. Dopo quattro anni la malattia sembrava sconfitta e allora, con mio marito, decidiamo di progettare un futuro con una famiglia piena di bambini. Per la mia condizione avevo bisogno di gameti femminili ma in quel momento la legge 40 mi vietava di accedere alla tecnica di fecondazione eterologa. Nonostante il divieto italiano, abbiamo deciso di recarci all’estero pur di avere un figlio: il desiderio di avere un bambino era fortissimo. Accanto a questo avevamo la fortuna di poter affrontare economicamente le spese per il trattamento in Spagna. Avevamo già iniziato le procedure, quando siamo venuti a conoscenza della cancellazione del divieto di fecondazione eterologa da parte della Consulta. In quel momento abbiamo deciso di avere bambino nel nostro Paese, in Italia. Ci siamo recati in un centro romano e subito abbiamo iniziato il trattamento, grazie alla donazione di gameti femminili da parte di una donna già in trattamento per una fecondazione omologa. La serenità di affrontare tutto in casa, accanto alla nostre famiglie, con la garanzia dei medici italiani hanno sgravato il peso psicologico del trattamento: l’attesa, le analisi, la paura di non riuscire nella gravidanza. Poi pochi giorni fa finalmente la bella notizia che da speranza a noi e a tutte quelle coppie che per anni si sono sentite discriminate. E la voglia di condividere questa gioia immensa con chi, come l’Associazione Luca Coscioni e le associazioni di pazienti, fin dal 2004 è stato accanto a tutte le coppie in ogni sede per cancellare i divieti della legge 40″
[Questa è la storia di Laura – così la chiameremo – e di suo marito raccolta dall’Associazione Luca Coscioni il 21 luglio 2014, in merito al primo test di gravidanza positivo a seguito di fecondazione eterologa. Precisiamo che non è stata data alcuna esclusiva di intervista a nessun organo di stampa].