Vincenzo, che amava la vita e non aveva paura di morire

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Abbiamo ricevuto questa bellissima lettera, accompagnata da una generosa donazione, e abbiamo pensato che fosse giusto pubblicarla: rendere noti il coraggio, l’amore filiale, la delicatezza e il rispetto di questi tre figli per il loro amato genitore. Siamo certi che apprezzerai.

Nostro padre Vincenzo amava la vita, e avrebbe voluto continuare a star bene. Ma stava male, ed era consapevole della sua condizione di malato terminale: uno stadio finale di tumore al pancreas con metastasi al fegato non lasciava spazio alla speranza.
Aveva già lottato contro la malattia pochi mesi prima, accettando un’operazione devastante durata 12 ore per estirpare il tumore, nella speranza di strappare alla malattia qualche mese di vita in più, forse qualche anno. Ma dopo appena tre mesi il tumore aveva vinto, stava male, soffriva, e sapeva di non poter guarire.
Aveva compiuto da poco 85 anni, una vita piena e bella alle spalle. Diceva sempre, in famiglia, agli amici, di non aver paura di morire. Ora era consapevole che doveva morire.

L’unica speranza che gli era rimasta, l’ultima sua volontà era quella di non soffrire inutilmente e di morire con dignità, così come aveva vissuto: con grande lucidità decide di rifiutare del tutto l’alimentazione, qualsiasi trasfusione e ricovero.
Ma tutto questo viene capito e accettato da pochissime persone, il tabù della morte è troppo forte per accettare che una persona possa decidere quando e come morire; anche la maggior parte dei medici che abbiamo incontrato sono impreparati e inesperti di fronte ad un malato terminale consapevole e cosciente della sua condizione, nessuno ha esperienza di cure palliative e addirittura un medico ospedaliero, con cui Vincenzo entra apertamente in conflitto, si oppone alla sua volontà con una sorta di resistenza passiva, si cerca di giocare sulla definizione di malato terminale: Vincenzo lo è o no?

Ad Orvieto di fatto non c’è alcun canale ufficiale per accedere alle cure palliative, e così cominciamo a chiedere e cercare su Internet. È a questo punto del suo e nostro percorso di consapevolezza che abbiamo avuto la fortuna ed il privilegio di incontrare due persone speciali:
Il dott. Tommaso Ciacca, primario di anestesia dell’ospedale di Orvieto che si occupa da anni di cure palliative e terapia del dolore e ha integrato l’assistenza sanitaria di base, e l’infermiera Beatrice Cenci che lo ha affiancato su base puramente volontaria mettendo a nostra disposizione la sua sensibilità e formazione specifica in cure palliative.
Loro hanno stabilito con Vincenzo e con noi un rapporto umano basato sull’ascolto e l’attenzione, rispettando in pieno le scelte di noi tutti. Con le loro competenze professionali e umane ci hanno accompagnato, consentendo a lui di vivere i suoi ultimi giorni a cavallo tra la sua serena lucidità e il nirvana che aveva desiderato, e a noi di rimanere vicino a nostro padre e vivere l’esperienza della morte con la sacralità sapientemente rispettosa che la dovrebbe sempre accompagnare. Di questo li ringraziamo profondamente.

Ogni persona dà un valore e un significato diverso alla propria esistenza e alla propria morte. Esiste una soglia di sofferenza e disperazione, fisica e psicologica, oltre la quale non ha più senso vivere, ed è desiderabile e più dignitosa la morte?
Secondo noi si, ma non è e non può essere uguale per tutti. Dipende dalla propria natura, dal credo religioso o dall’essere profondamente ateo, dal proprio percorso intellettuale.
Un sentimento di solidarietà e compassione all’interno di una visione laica della vita e della morte, non ideologica né confessionale, consentirebbe di accettare che una persona possa fare delle scelte diverse dalle nostre. Perchè non si vuole accettare che una persona possa desiderare la morte, come ultimo atto di volontà e di dignità della propria vita?

Siamo dunque grati all’associazione Luca Coscioni che sostiene una politica di dignità, libertà e autodeterminazione nella gestione del “fine vita” per tutti e per ciascuno.

Francesco, Adriana e Peppe De Ninno