Storia sul rifiuto delle terapie firmata

Desidero comunicarLe, caro Marco Cappato, che XXXXX è morta lo scorso aprile. Le avevo scritto, dietro sua richiesta, nel settembre del ’14 perché la mia amica desiderava avere informazioni sulla buona morte. Avevamo avuto, Lei ed io, uno scambio di comunicazioni tra il settembre e l’ottobre. A quel punto XXXXX aveva deliberatamente smesso la chemioterapia, d’accordo anche con suo marito. L’inverno era così passato abbastanza bene, soprattutto con il morale più alto. Il giorno di Pasqua è subentrato il crollo con una forma di leucemia fulminante che in una settimana l’ha portata alla morte, in ogni caso senza soffrire. Non so se Lei leggerà queste righe o se la Sua segreteria farà da filtro. So d’altra parte che questa vicenda affatto privata non è di alcun interesse per la Luca Coscioni, tuttavia ho ritenuto di comunicargliela non solo perché a suo tempo Lei non l’aveva ignorata e XXXXX aveva tenuto da conto le Sue informazioni, ma anche perché mi pare strabiliante che pure il semplice testamento biologico sia stato rimosso dai programmi, dai pensieri, dalle parole di chi attualmente ci governa (in alleanza, del resto, con chi aveva, alla notizia della morte semplicemente resa effettiva di Eluana Englaro, gridato in Parlamento ASSASSINI). In effetti, me ne rendo conto, strabiliante non è. E forse Le scrivo, pur pensandoci da tempo, proprio oggi alla vigilia delle elezioni per esprimere tutto il mio sconforto nel timore che al secondo turno toccherà votare per il candidato PD se andrà al ballottaggio con il centrodestra. Ma non voglio intrattenerla con le faccende mantovane. Aggiungo solo che ho letto questa mattina della riproposta di quattro dei Referendum milanesi. Mi dispiace non abitare più a Milano per potermici impegnare. Con la fiducia che i fatti non fanno che confermare, riconoscente La saluto.