La nostra battaglia per il diritto di voto ai disabili

Qui il link per saperne di più sull’iniziativa non violenta che ha portato all’approvazione del progetto di legge, per vedere immagini e video, leggere alcune testimonianze e dichiarazioni sulla nostra battaglia e il testo integrale della legge Welby-Mingroni

La situazione prima dell’approvazione del progetto di legge:

Il decreto-legge 3 gennaio 2006 n. 1, convertito con modificazioni nella legge 27 gennaio 2006 n. 22, con una disposizione contenuta nell’articolo 1 ha introdotto nel nostro ordinamento la possibilità di voto domiciliare.
Gli elettori affetti da gravi infermità tali da impedire l’allontanamento dall’abitazione in cui dimorano, che si trovino in condizioni di dipendenza continuativa e vitale da apparecchiature elettromedicali, hanno la possibilità, qualora lo richiedano, di essere ammessi al voto presso il proprio domicilio. La normativa, quindi, esclude dalla possibilità di voto domiciliare tutti i malati e i disabili che, pur essendo impossibilitati a muoversi o ad allontanarsi dalla propria abitazione, non si trovano in condizioni di dipendenza da tali apparati, privando di fatto tali cittadini di un fondamentale diritto costituzionalmente sancito: ne consegue che la maggior parte dei malati e dei disabili intrasportabili sono di fatto impossibilitati ad esercitare il diritto di voto.
Inoltre la stessa normativa esistente è di difficile applicazione, perché costringe chi ne voglia usufruire ad una complicata serie di adempimenti burocratici, e perché l’ambiguità con cui è formulata dà luogo ad alcune difficoltà interpretative che ne rendono incerto l’ambito di applicazione.

Quello che si chiede è la modifica dell’attuale normativa (leggi qui la proposta di legge di Bruno Tescari), per estenderla a tutti i malati e ai disabili intrasportabili, e non soltanto a quelli in condizioni di dipendenza da macchinari: in particolare, il diritto di votare presso il proprio domicilio dovrebbe spettare a tutti coloro a cui è impedito l’allontanamento dall’abitazione in cui dimorano per la presenza di barriere architettoniche, o perché lo spostamento dalla dimora comporterebbe seri rischi di aggravamento dello stato di salute.