Piuttosto che essere assolto per un aiuto giudicato irrilevante, mentre è stato determinante, preferirei essere condannato. Altro sarebbe essere assolto per incostituzionalità del reato. Perché altrimenti si accetterebbe che solo chi è in grado di raggiungere la Svizzera può essere libero di scegliere. (Marco Cappato, dichiarazione resa nelle conclusioni del 17 gennaio 2018)
(English version) Si è aperto l’8 novembre 2017 il processo a Marco Cappato, imputato per aver aiutato Dj Fabo a raggiungere la Svizzera per ottenere il suicidio assistito, ed il 14 febbraio 2018 si è parzialmente concluso con l’assoluzione per la parte che lo vedeva imputato di istigazione al suicidio. Per la parte di aiuto al suicidio, invece, la Corte di Assise di Milano ha emesso una ordinanza di remissione alla Consulta per il giudizio di costituzionalità dell’art. 580 del codice penale. La Corte Costituzionale riunitasi il 23 ottobre 2018 per discutere la questione di costituzionalità si è pronunciata il giorno seguente (comunicato stampa della Corte) sospendendo la decisione e riconvocandosi il 24 settembre 2019; nelle more ha invitato il Parlamento ad intervenire offrendo adeguate tutele legislative corrispondenti al dettato costituzionale. Il Parlamento, però, è rimasto inerte. Senza un intervento della Corte, dunque, stante l’inerzia del legislatore, Marco Cappato avrebbe rischiato dai 5 ai 12 anni di carcere per l’aiuto prestato a Dj Fabo. Con il dispositivo annunciato a seguito della udienza del 24 settembre 2019 la Consulta ha deciso che la condotta di chi aiuta al suicidio “non è punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni”. In particolare non è punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli” (Comunicato Ufficio Stampa Consulta, 25 settembre 2019). La motivazioni della sentenza della Corte costituzionale uscite il 22 novembre 2019 consegnano alla Corte di Assise di Milano la decisione di finale. L’ultimo atto si è svolto lunedì 23 dicembre 2019 quando la Corte d’Assise di Milano ha definitivamente assolto perché il fatto non sussiste Marco Cappato.
Qui, punto per punto, le informazioni essenziali da conoscere sul fatto, sul processo e su cosa possiamo fare.
Il fatto.
Fabiano Antoniani, conosciuto da tutti come Dj Fabo, reso paraplegico e cieco da un incidente d’auto nel 2014, ha chiesto sostegno nel gennaio 2017 a Marco Cappato perché fosse aiutato a raggiungere la Svizzera dove ha chiesto e infine ottenuto il 27 febbraio 2017 l’eutanasia per mezzo del cosiddetto suicidio assistito.
Cosa è il suicidio assistito?
È una forma di eutanasia, legale in Svizzera, dove a seguito di un iter strettamente regolamentato, e sotto controllo medico, la persona che ne fa richiesta autonomamente si somministra il farmaco, senza intervento di terzi.
Perché Marco Cappato è sotto processo?
Marco Cappato è stato rinviato a giudizio perché, consapevole del divieto per la legge italiana, anche del solo aiuto al trasporto in Svizzera del malato che ne faccia richiesta, si è autodenunciato al ritorno in Italia mettendo in pratica una disobbedienza civile avviata con la associazione Sos Eutanasia soccorso civile, insieme a Mina Welby e Gustavo Fraticelli.
Qual è l’obiettivo della disobbedienza civile?
È quello di modificare i divieti del codice penale in Italia affinché venga finalmente approvata una normativa sul fine vita – conquistata in parte attraverso il riconoscimento delle garanzie costituzionali sull’autodeterminazione dell’individuo nella sfera sanitaria grazie all’attivazione della giurisdizione nei casi Welby ed Englaro e da ultimo con la legge sul testamento biologico – a partire dalla modifica dell’art. 580 del nostro codice penale.
Cosa dice l’art. 580 del Codice penale?
L’art. 580 del Codice penale, denominato “Istigazione o aiuto al suicidio” (che già dal titolo considera in modo uguale due condotte estremamente differenti) dice fra l’altro: “chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni”.
Come si è svolto il processo?
Il processo, instaurato con la richiesta del giudizio immediato da parte dell’imputato, si è svolto secondo il rito ordinario davanti la Corte d’assise di Milano. La Corte d’assise è formata da 8 giudici: due togati e sei popolari. Gli otto giudici decidono, all’esito del dibattimento, se Marco Cappato deve essere condannato o assolto.
Cosa è successo nelle udienze processuali?
Le udienze del processo si sono svolte l’8 novembre 2017 (affrontate le cosiddette questioni preliminari); il 4 e 13 dicembre 2017 (nella seconda e terza udienza sono stati ascoltati alcuni testimoni fra i quali la madre e la compagna di Fabiano. Inoltre è stato esaminato anche Marco Cappato, che alla fine delle sue risposte ha fatto una dichiarazione alla Corte); il 17 gennaio 2018 (nell’udienza sono state svolte le conclusioni del Pm e della difesa, inoltre ha preso la parola per ultimo l’imputato Marco Cappato che ha rilasciato una dichiarazione finale) e il 14 febbraio 2018 con la lettura dell’ordinanza da parte del Presidente della Corte di Assise di Milano che ha rinviato alla Consulta il giudizio di costituzionalità della norma. Tutte le udienze sono riascoltabili su RadioRadicale.it a questo link.
Cosa ha deciso la Corte di Assise di Milano?
La Corte di Assise, mentre ha assolto per la parte di istigazione al suicidio Marco Cappato, perché il fatto non sussiste, avendo rinviato alla Corte costituzionale il giudizio sull’art. 580 del codice penale, ha sospeso il giudizio per il restante capo di imputazione, in attesa del responso della Consulta. Sia il Pm che la difesa avevano depositato nelle loro conclusioni delle memorie proponendo, in via subordinata alla richiesta principale di assoluzione, una questione di legittimità costituzionale relativa all’articolo 580 del codice penale che dunque è stata accolta. (Su Agenda Coscioni di gennaio 2018 abbiamo pubblicato in anteprima stralci della questione di costituzionalità proposti nella memoria del collegio difensivo dell’imputato).
Cosa ha deciso la Corte Costituzionale?
La Consulta si è riunita il 23 ottobre 2018 (audiovideo seduta da radioradicale.it) per discutere la questione di costituzionalità dell’art. 580 del codice penale e si è pronunciata il giorno seguente con la decisione di sospendere il giudizio e di riconvocare una nuova udienza il 24 settembre del 2019, con il contestuale invito al Parlamento a intervenire entro quella data offrendo “la tutela di determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti”. Nell’inerzia del legislatore, dunque, la Corte si riunisce il 24 settembre per riaprire il giudizio di costituzionalità dell’art. 580 del codice penale. Senza un suo intervento, infatti, stante l’inerzia del legislatore, Marco Cappato avrebbe rischiato dai 5 ai 12 anni di carcere per l’aiuto prestato a Dj Fabo. Con il dispositivo annunciato a seguito della udienza del 24 settembre 2019 la Consulta ha deciso che la condotta di chi aiuta al suicidio “non è punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni”. In particolare non è punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli” (Comunicato Ufficio Stampa Consulta, 25 settembre 2019). Il 22 novembre 2019 la Consulta ha pubblicato le motivazioni (Sentenza Corte Costituzionale n. 242/2019) della sentenza, pubblicando sul proprio portale un comunicato stampo di illustrazione della stessa (Comunicato Ufficio Stampa Consulta, 22 novembre 2019).
Come è finito il processo?
La Consulta nella sua decisione di rinvio ha stabilito che il giudizio di Milano, per quanto riguarda l’imputazione di Marco Cappato, rimane sospeso fino alla nuova udienza della Consulta del 24 settembre 2019. Con la decisione assunta il 25 settembre 2019, e le motivazioni pubblicate il 22 novembre 2019 la Corte ha dichiarato illegittimo l’art. 580 del codice penale nella parte in cui non esclude la punibilità a determinate condizioni (di fatto in tutto simili alla condizione di Dj Fabo). La Corte d’Assise di Milano, prendendo atto della sentenza della Consulta, il 23 dicembre 2019 ha assolto Marco Cappato. QUI il testo della sentenza
La battaglia per l’eutanasia legale è, dunque, finita?
No. Seppure vi sia stato uno storico e grandissimo passo avanti nell’ambito del fine vita, rimangono ancora non coperti dalla sentenza della Consulta tutti quei casi in cui, per esempio, la persona non sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno di vitale. È il caso del processo nei confronti di Marco Cappato e Mina Welby per la morte in Svizzera di Davide Trentini. In questa pagina continua la spiegazione del caso e del processo.
Tutti i documenti
L’intero processo è stato seguito dalla rivista Giurisprudenza Penale che sul proprio sito ha pubblicato tutti i documenti processuali. In questa prima pagina si possono trovare i documenti del processo. In questa seconda pagina le memorie presentate nelle conclusioni dalle parti.
Cosa posso fare per sostenere l’iniziativa di Marco Cappato?
L’Associazione Luca Coscioni, di cui Marco è tesoriere, ha lanciato una campagna web con l’hashtag #ConCappato. Puoi sostenere sui social o più concretamente con una donazione la coraggiosa azione di disobbedienza civile. Dona ora:
https://concappato.associazionelucacoscioni.it/
Approfondimenti sul processo a Marco Cappato
➡ Atti relativi al processo
- Il testo dell’Ordinanza della Corte di Assise di Milano
- L’ordinanza di rimessione n. 43 del 2018 – pubblicata su G.U. del 14.03.2018 n.11
- Collegio giuridico dinnanzi alla Corte costituzionale – Caso Cappato: Avv. Filomena Gallo, Avv. Massimo Rossi, Avv. Gian Domenico Caiazza, Avv. Francesco Di Paola, Avv. Irene Pellizzone, Prof. Avv. Vittorio Manes.
- Interventi di discussione all’udienza pubblica del 23 ottobre 2018 dinanzi alla Corte Corte Costituzionale di:
- Interventi di discussione all’udienza pubblica del 24 settembre 2019 dinanzi alla Corte Corte Costituzionale di:
- Testo sentenza Corte costituzionale 242/2019
- Scheda della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale
➡ Ricerche ed articoli
- Ritorno al futuro: e se la Corte Costituzionale avesse indicato una strada già tracciata? (a cura di Francesco Di Paola).
- Fascicolo 2019, 1-BIS “Questioni di fine vita” Dalla Legge 22 dicembre 2017, n. 219 alla ordinanza della Corte costituzionale nel caso Cappato (a cura della rivista “Giurisprudenza penale”).