Welby: I consulenti, dose sedativo non ha causato morte

Roma, 21 feb. – Non risulta che sia stata somministrata una dose eccessiva di sedativo tale da causare il decesso di Piergiorgio Welby. E’ una delle conclusioni della consulenza tecnica depositata dagli esperti nominati dalla procura di Roma.
I magistrati valuteranno i risultati cui sono giunti i consulenti e, in tempi brevi, trarranno le conclusioni dell’indagine. Sulla base della relazione tecnica, l’orientamento di piazzale Clodio potrebbe essere quello dell’ordine dei medici di Cremona che ha gia’ deciso l’archiviazione del procedimento disciplinare a carico di Mario Riccio, l’anestesista che il 20 dicembre scorso aiuto’ Piergiorgio Welby a morire.

“Non e’ stata eutanasia, ma interruzione di un trattamento richiesto dal paziente Piergiorgio Welby”. Con queste parole il presidente dell’ordine dei medici di Cremona, Andrea Bianchi, aveva esordito nella conferenza stampa indetta per spiegare la decisione di archiviare il caso del dottor Riccio. “Riccio non ha somministrato farmaci atti a determinare in modo positivo la morte di Welby – aveva affermato -; la sedazione e’ avvenuta in linea con i protocolli medici in uso e suffragati dalla letteratura internazionale; Welby non era sottoposto a terapie che potevano rallentare o guarire la sua malattia; infine, il paziente, in piena liberta’ e nella sua totale capacita’ di intendere e volere, ha espresso ripetutamente una volonta’ lucida e chiara, cosciente che l’interruzione della pratica di ventilazione lo avrebbe condotto alla morte”. La decisone della commissione disciplinare, acquisita dalla procura, si era basata su tre assunti principali: “per prima cosa – aveva proseguito Bianchi – all’unanimita’ la commissione ha ritenuto che non vi sia stato un atto di eutanasia: un caso e’ infliggere la morte, un’altro e’ interrompere la terapia. Welby e’ stato aiutato non a morire ma nel morire. Poi, l’acquisizione della volonta’ del paziente sancita dagli articoli 20 e 35 del codice deontologico e’ stata pienamente rispettata; cosi’ come la liberta’ di scelta della persona di cui parla anche la nostra Costituzione”.

Il fascicolo era stato aperto con l’intestazione ‘atti relativi’ e si era arricchito dell’esposto di Francesco Cossiga contro Mario Riccio nel quale si ipotizzava il reato di “omicidio del consenziente’ (articolo 579 del codice penale). La posizione della magistratura della capitale sul caso era stata espressa in un parere, firmato dai pm Salvatore Vitello, Maria Francesca Loy e dallo stesso procuratore Giovanni Ferrara, i quali, pronunciandosi sul ricorso presentato da Welby al tribunale civile lo scorso dicembre, lo avevano ritenuto ammissibile. Per la procura, il paziente aveva il diritto di sollecitare l’interruzione del trattamento terapeutico non voluto. Allo stesso tempo, il ricorso era, pero’, inammissibile nella parte in cui Welby chiedeva che ai medici venisse ordinato di non ripristinare la terapia, essendo quella dei sanitari una scelta discrezionale.