Vuoi coltivare cannabis? In carcere

Silvia Celommi

Coltivazioni di canapa: quattro arresti in 2 giorni in Italia. In Inghilterra un attore di "Harry Potter" è sorpreso con 10 piante, ma per lui solo servizio sociale.
Anche un attore di Harry Potter è stato condannato perché coltivava dieci piante di cannabis nella casa londinese della madre. Ma a lui è andata bene. Infatti, nonostante in Gran Bretagna la coltivazione di marijuana sia un reato punibile con la reclusione fino a 14 anni, il giudice ha condannato il 19enne interprete del bullo Vincent Carabbe, nemico di Harry nel film, a "sole" 120 ore di servizi socialmente utili, accogliendo così la tesi della difesa secondo cui la cannabis era destinata esclusivamente all’uso personale.

Il caso, è certo, costituirà un precedente giuridico. Molto peggio è andata in Italia ad alcuni coltivatori sorpresi dalle forze dell’ordine. A Fiumedinisi in provincia di Messina, due giorni fa, i carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato per produzione e traffico di sostanze stupefacenti, un uomo, di 47 anni, perché colto nell’intento di coltivare "ben" quattro piante di canapa indiana. A seguito di una successiva perquisizione domiciliare, sono stati rinvenuti circa 10 grammi di cannabis essiccata e 200 semi della stessa sostanza. Il malcapitato come, disposto dal giudice, adesso si trova in carcere. Altro caso nello stesso giorno a Calcata vicino Faleria (40 km da Roma), dove i carabinieri hanno arrestato una donna 40enne, sorpresa anche lei con quattro piante di marijuana. Le indagini duravano già da qualche giorno, poi la perquisizione domiciliare. Lì, all’interno di vasi in terracotta, sono state trovate le piante. A carico della donna sono state formulate le accuse di coltivazione, produzione e detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio, il processo si svolgerà con rito direttissimo. E sappiamo che in piena estate fra servizi ridotti e cancellerie intasate, questo termine non è sinonimo di "velocissimo". Ieri invece l’ultima, ad Altamura in provincia di Bari. Due ragazzi di 18 e 20 anni hanno invertito bruscamente la marcia di fronte ad un blocco stradale dei carabinieri, che insospettiti li hanno inseguiti fino a raggiungerli. I militari, che li hanno trovati senza patente e assicurazione, per di più entrambi con precedenti penali, hanno pensato di disporre anche una perquisizione domiciliare e così hanno trovato sei piante di marijuana nell’abitazione del più grande fra i due. Storie di ordinaria follia.

Proprio ieri su questo giornale, la parlamentare dei Radicali italiani Rita Bernardini, rifletteva sui numerosi arresti di piccoli coltivatori di cannabis e illustrava in merito, la sua proposta di legge volta a depenalizzare la coltivazione se finalizzata esclusivamente all’uso personale. Una proposta realizzata in collaborazione con l’avvocato Alessandro Gerardi, del consiglio generale dei radicali, che prevede di estendere la rilevanza amministrativa già in vigore per l’uso personale, anche per quelle coltivazioni rudimentali e domestiche, volte unicamente al ricavo di un minimo di sostanza per uso personale. Una proposta. "ragionevole e moderata" la definiva lei, anche perché arrestare una persona che si coltiva e fuma la sua piantina, significa davvero rovinarle la vita. Per reprimere e sanzionare quale reato poi? Ci troviamo nell’assurda situazione per cui se l’acquisto di cannabis, finalizzato all’uso personale, avviene da uno spacciatore illegale, l’acquirente è sottoposto semplicemente ad una sanzione amministrativa, se invece la stessa sostanza il consumatore la coltiva autonomamente – fermo lo scopo di farne uso personale- egli rischia la sanzione penale. Alcune sentenze come quelle del tribunale di Cagliari nel luglio del 2000 e del tribunale di Trento del 2007 correggono parzialmente questa incongruenza stabilendo che non è reato coltivare marijuana se la grandezza della piantagione denota la volontà di un uso personale. Tale comportamento rientrerebbe, secondo i giudici, nelle condotte previste dall’art. 75 del D.P.R. 309/90 e depenalizzate dopo il Referendum del 1993. Ma qui da noi le sentenze non fanno testo e esiste perciò un altro orientamento maggioritario secondo il quale le abrogazioni referendarie non hanno riguardato le norme sulle coltivazioni. Insomma, siamo in una. situazione di assoluta mancanza di certezze giurisprudenziali, in cui una proposta come quella di Rita Bernardini se accolta, potrebbe davvero semplificare le cose ed evitare provvedimenti iper-punitivi.