VITA E MORTE: CHI È PADRONE? (La Stampa)

<i>Due dizionari (uno laico, l´altro cattolico) e un saggio sui dilemmi bioetici, dalla clonazione all´eutanasia: la morale deve accettare ciò che la tecnica consente?</i>

<b>6 Febbraio 2003</b> – È di poco dopo Natale l´annuncio shock della nascita di una bambina per clonazione, da parte della setta dei raeliani. Pur di fronte a notizie ancora incerte, le reazioni sono di incredulità e di sgomento. Molti parlano di trovata pubblicitaria, altri di crimini contro l´etica e l´umanità, altri ancora del rischio che vicende come queste portino a proibire la ricerca applicata, impedendo all´umanità di giovarsi dei possibili benefici indotti dalla sperimentazione su cellule genetiche. La posta in gioco è assai alta. I recenti progressi dell´ingegneria bio-medica hanno aperto nuovi orizzonti nella cura di patologie sino ad ora insormontabili. Oggi si conoscono più di 4000 malattie imputabili a disfunzioni o difetti genetici, che condizionano gravemente l´esistenza di milioni di persone in un tempo in cui è in forte crescita la domanda di qualità della vita. In questo campo la lista dei nemici dell´umanità è assai lunga, come l´Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi, la leucemia, il mongolismo, l´emofilia, e molte altre malformazioni congenite. La speranza è che – grazie agli enormi sviluppi compiuti dalla biomedicina – sia possibile intervenire sulle cellule genetiche, per modificare quelle malate o eventualmente sostituirle con altre.

Si tratta di sperimentazioni complesse, sia per i metodi usati che per le conseguenze che ne derivano. Si opera in un campo di frontiera, che investe l´origine e la concezione della vita, denso di problemi morali, per cui si teme il libero arbitrio della scienza. Di qui la mobilitazione dei governi per monitorare una situazione aperta che necessita di regole certe e la riflessione di molte forze sociali che intendono far sentire la propria voce su questioni decisive per la condizione umana. Su questi temi vi è ormai una sterminata mole di articoli e libri, che affrontano le questioni etiche connesse ai recenti interventi manipolativi nel campo della nascita, della morte e della cura degli esseri umani. I contributi di bioetica guardano però alla vita nel suo insieme, prestando attenzione anche al mondo animale e agli equilibri ambientali.

Proprio con l´intento di operare un consuntivo delle questioni emergenti e dei molti studi al riguardo, sono stati pubblicati di recente con lo stesso titolo due Dizionari di bioetica: uno curato per Laterza dal filosofo Eugenio Lecaldano, mentre l´altro è opera del Card. Tettamanzi, da poco Arcivescovo di Milano. L´impressione è di essere di fronte ad una specie di «botta e risposta» tra l´area laica e quella cattolica su temi di forte rilevanza etica e civile. L´opera di Lecaldano offre una maggior informazione tecnica ed è attenta al carattere interdisciplinare dei temi della bioetica, ricostruendo al riguardo sia l´apporto delle varie discipline (in primis la filosofia, ma anche il diritto, la psicologia, la medicina, la biologia ecc.) sia le riflessioni avanzate dalle categorie professionali interessate. L´etica laica espressa dal lavoro riflette una visione positivistica della realtà, in cui l´analisi dei processi in sé e la ricerca di ciò che è utile nelle varie circostanze sembrano prescindere da un giudizio di valore e dalla questione del senso. Inoltre si dà grande risalto al principio di autonomia, mentre altri criteri etici (il bene comune, la giustizia distributiva) pur richiamati restano ai margini del discorso.

Il Dizionario di Tettamanzi rappresenta invece una sintesi aggiornata della posizione ufficiale della Chiesa cattolica sulle questioni della bioetica, una sorta di compendio per «avvicinare i singoli temi in modo semplice e concreto, completo e sintetico». Il riferimento costante è alla salvaguardia della dignità personale dell´uomo, che appartiene dunque anche all´embrione, al malato, all´anziano; e che coinvolge tutti i professionisti che operano nei campi di frontiera della vita. Tra gli studi più recenti merita particolare attenzione il libro Bioetica. Alla ricerca di nuovi modelli di Giannino Piana, teologo che insegna all´Istituto Superiore di Scienze religiose di Urbino. Il lavoro di Piana costituisce un esempio di come il concetto di natura si stia arricchendo di nuovi significati anche all´interno della Chiesa e del mondo cattolico, le cui posizioni non sono così fisse e datate come alcuni laici continuano a supporre. Il richiamo ai valori irrinunciabili è messo in relazione ad una condizione umana che si sta modificando nel tempo, con una sessualità che non è solo orientata alla procreazione, con un´idea sempre più alta di qualità della vita, con una cultura fortemente orientata all´autodeterminazione. L´elaborazione dei criteri etici tiene ben presente i bisogni e le aspirazioni dell´«uomo storico», le cui idee di vita e di morte sono influenzate anche dalle sperimentazioni bio-mediche. Si tratta dunque di saldare i principi ad un nuovo ordine di significati, per aiutare gli esseri umani a maturare una più piena comprensione di sé e del mondo in un momento di grande trasformazione.

Piana propone un metodo «equilibrato» per affrontare i problemi della bioetica, in una stagione di sperimentazione spinta, che alimenta grandi opportunità per la vita umana ma che contiene anche non pochi attentati e minacce. Di qui l´esigenza di superare una visione ingenua del progresso scientifico, tipica di chi coltiva un´apertura radicale verso ogni forma di sperimentazione. La cautela però non deve dar adito a posizioni «apocalittiche», che ostacolano tout court la ricerca scientifica e il progresso. In concreto, oggi non si può non guardare con attenzione e speranza agli interventi di bioingegneria genetica il cui obiettivo è di debellare e ridurre le patologie o di migliorare la condizione degli individui e della specie. Il problema scottante riguarda però il metodo usato, poiché in alcune tecniche efficaci ci si serve di cellule embrionali destinate poi a morire. Il dilemma morale che emerge non è di facile soluzione, anche se questo tipo di interventi può produrre grandi benefici per la salute di moltissime persone. Il giudizio diventa invece tranchant se l´intento di trasformazione tocca in profondo l´identità degli individui, come nel caso della clonazione umana. Essa è aberrante sia perché nega il principio spirituale dell´uomo (che non coincide mai con le basi biologiche), sia perché intende creare uomini identici, una razza umana unica. Sulla fecondazione in vitro (Fivet) il giudizio morale è articolato. Il fine perseguito con questa tecnica è positivo, rispondendo «al desiderio legittimo della coppia di avere un figlio quando ciò risulta impossibile per vie normali». Si tratta però di valutare la validità della domanda caso per caso e interrogarsi sui problemi etici connessi all´intervento.

Ritorna qui il problema degli embrioni sovrannumerari che si producono con questa tecnica, destinati a essere distrutti o ibernati o utilizzati per la sperimentazione. Sull´eutanasia il giudizio etico è nel complesso negativo, in quanto ogni vita umana va tutelata. Tuttavia in alcuni casi l´«interesse della vita» è così offeso da far considerare l´eutanasia come una forma estrema di tutela della dignità umana. È come dire che non esiste di per sé un diritto alla vita a ogni costo, ma solo un diritto a vivere dignitosamente. Quest´ultimo tema è approfondito da Massimo Reichlin nel volume L´etica e la buona morte, che partendo dalla deontologia medica interpellata dall´eutanasia e dal suicidio assistito, ricostruisce al riguardo le posizioni filosofiche sottese sia alla morale tradizionale che a quella liberale. Ne emerge una prospettiva che mette in evidenza vari limiti «alla disponibilità individuale della vita», pur prevedendo situazioni in cui la difesa della dignità umana contempla la possibilità di anticipare la morte.

Ritornando a Piana, molti altri problemi di bioetica sono affrontati nel suo libro, dall´accanimento terapeutico ai trapianti, dalla verità al malato alla malattia psichica, dal rispetto degli animali a quello dell´ambiente. Sullo sfondo vi è l´idea che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche moralmente accettabile e che le varie forme di manipolazione devono essere valutate per il modello di uomo e di società che si vuol costruire. Qui il teologo Piana richiama la miglior antropologia della tradizione ebraico-cristiana, la cui concezione della vita, della morte, del rapporto natura-cultura, del corpo rappresenta una risorsa di senso che aiuta ad affrontare anche le questioni connesse alla bioetica. Si tratta di ricercare un´armonia tra fini e mezzi, tra la libertà e i bisogni del singolo e l´equa ripartizione delle risorse, tra il bene del momento e il significato ultimo, tra attenzione al corpo e importanza dello spirito. Così la domanda di eutanasia può attenuarsi se si coltiva una concezione misterica della morte e della sofferenza, mentre la voglia di un figlio «difficile» è chiamata a confrontarsi con le molte situazioni problematiche carenti di risorse. Pure la ricerca bio-medica sarà più responsabile, distinguendo tra le manipolazioni che concorrono alla promozione umana e quelle che alterano gli equilibri. Anche tra i dilemmi della bioetica è possibile riconciliarsi con i valori più profondi della nostra umanità.