«Violati i diritti di una coppia gay» Italia condannata a Strasburgo

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Corriere della Sera
Elena Tebano

Non considerare membro della famiglia il partner dello stesso sesso è discriminatorio. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia a risarcire una coppia gay con 20 mila euro.

La Corte europea di Strasburgo ha condannato ieri l’Italia perché ha violato il diritto delle coppie gay a «non subire discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale». La sentenza riguarda il caso di Roberto Taddeucci, 51 anni, e del suo partner neozelandese Douglas McCall, 58, che dovranno essere risarciti con 20 mila euro. I due risiedevano in Nuova Zelanda fino al 2oo3, quando si sono trasferiti in Italia, dove McCall ha chiesto un permesso di soggiorno per motivi familiari. Nel 2004, il Questore di Livorno ha respinto la domanda sostenendo che alla coppia gay non si applicavano le misure per i familiari. Taddeucci e McCall hanno presentato ricorso: in primo grado, nel zoo5, il Tribunale civile di Firenze ha dato loro
ragione; decisione poi rovesciata in appello nel 2006.

Anche la Cassazione ha negato il soggiorno sostenendo che il concetto di «membro della famiglia» include solo il coniuge, figli minori, figli maggiorenni a carico e genitori a carico. Ora la Corte europea dei diritti umani ricorda che escludere dalla famiglia il partner dello stesso sesso è discriminatorio: «La Corte afferma con chiarezza che anche la vita di una coppia gay è vita familiare e va tutelata» dice il legale della coppia Alexander Schuster. La legge Cirinnà aveva già rimediato alla mancanza ma la sentenza di Strasburgo varrà per tutti gli stati Ue che non riconoscono per legge le coppie gay.