Viene da un lucertolone la speranza sul diabete

di Laura Kiss
La Eh LihIy sperimenta un farmaco basato su una sostanza estratta dalle ghiandole del Gila, un rettile del deserto

Si chiama Gila, è un lucertolone di 40 centimetri che vive nei deserti dell’America ed è un animale prezioso: dalla sua ghiandola salivare sì estrae l’exendin-4, una sostanza che agisce in modo simile ad un ormone digestivo umano detto GLP-l (glucagon-like peptideI) .
Da questa sostanza si produce l’exenatide, nuovo farmaco per il trattamento del diabete di tipo 2 utile per il controllo glicemico, prodotto da Eh Lilly e Amylin Pharmaceuticals. Il prodotto è in fase di studio come primo trattamento di una nuova classe di antidiabetici detto incretinomimetici.

E’ stato presentato insieme ad altri studi e altre molecole al Congresso di Diabetologia di Atene. Dal congresso è emerso che l’incidenza del diabete nel mondo sta crescendo con velocità preoccupante. Insieme all’aumento dell’obesità e della durata della vita, cresce il numero dei malati di diabete di tipo 2, provocato dall’incapacità da parte dell’organismo di produrre insulina in quantità sufficiente o di utilizzarla correttamente.

Sono 194 milioni i diabetici nel mondo e si prevede che nel 2025 si arriverà a 333 milioni. Negli Stati Uniti è gia stata data l’autorizzazione alla vendita di exenatide: «Abbiamo a Miami 10 pazienti in trial clinico», spiega Camillo Ricordi, presidente dell’lsmett di Palermo e direttore del centro di ricerca sul diabete all’università di Miami. «Il futuro sta nella medicina rigenerativa. Bisogna aumentare gli investimenti in ricerca e approfondire gli studi su come rigenerare le staminali embrionali. Nel frattempo, controllare i livelli di insulina nel sangue è vitale per la sopravvivenza dei pazienti». Al congresso è stata anche presentata da Eh Lìlly l’insulina inalatoria: «Non sostituisce l’insulina iniettabile ma la complementa», spiega Lorenzo Tallarigo, presidente internarional operation di Eh Lilly. «Questo tipo di insulina sarà presto sul mercato. Il nostro obiettivo è dì offrire ai pazienti prodotti innovativi, per questo la nostra azienda investe ogni anno 2.700 milioni di dollari in ricerca clinica» . La nostra è stata la prima azienda al mondo a rendere disponibile un prodotto farmaceutico frutto dell’ingegneria genetica, ovvero la prima insulina umana da Dna ricombinante». Sul fronte dei trapianti di cellule, la sperimentazione sulle insulae pancreatiche va avanti. E’ stato effettuato con successo per la prima volta un trapianto combinato di cellule staminali prelevate dal midollo osseo insieme a cellule del pancreas su una donna affetta da diabete insulino- dipendente. L’intervento è stato effettuato dal team di clinici italiani all’università di Miami coordinati da Ricordi su una donna italiana di 44 anni. A due mesi dal trapianto i parametri biologici della donna sono stati definiti ottimi e la glicemia si è normalizzata e stabilizzato. “E’ La prima volta – dice Ricordi – che abbiamo ottenuto l’indipendenza dall’ insulina dopo una singola infusione di cellule che producono insulina, e due infusioni di cellule staminali purificate, dal midollo osseo di uno stesso donatore. La nostra idea è di purificare cellule staminali dal midollo osseo e far coesistere il sistema immunitario del donatore con quello del ricevente facendo così accettare meglio le cellule delle isole pancreatiche che normalmente producono insulina. L’obiettivo è di trasferire le tecniche dello studio nei centri italiani dove si effettuano trapianti di isole pancreatiche». Questo tipo di trapianto richiede l’uso di donatori multipli, ossia donatori sul quale effettuare più espianti. Quando un donatore è disponibile i medici prelevano oltre alle insulae pancreatiche anche il midollo osseo dal quale estraggono le cellule staminali. I ricercatori sperano che con questa strategia combinata si possa creare il cosiddetto chimerismo, condizione nella quale le staminali del donatore potranno coesistere con il sistema immunitario del ricevente.