Vi prego: approvate una legge regionale sulla vita indipendente entro il 2012…

Notizie Radicali
Severino Mingroni

Nel settembre 2010, Rosella – dottoressa Travaglino -, dipendente precaria della nostra Comunità Montana – EAS 20 in breve -, che era divenuta da poco mia amica virtuale, mi prospettò concretamente l’idea di fare domanda per un progetto di Vita Indipendente; tale domanda avrei dovuto farla sul modello, modulo in file doc predisposto dalla EAS 20 (o da lei stessa?), secondo un regolamento –ancora in file doc- da essa (o ancora da lei?) stilato; se il progetto veniva approvato, la Comunità Montana poteva rimborsarmi il mensile lordo che avrei corrisposto alla mia dipendente per un massimo di 900 € e per la durata di un anno. Ho parlato di una dipendente, perchè avevo già in mente di assumere regolarmente una signora albanese – di nome Lida -, che conosceva e soddisfaceva benissimo le mie poche necessità ed esigenze.

 

Tuttavia dopo l’euforia iniziale poiché, pur essendo io un disabile gravissimo con la sindrome di locked-in, sarei diventato un datore di lavoro, subentrò una forte paura: infatti, con 900 € avrei potuto assumere una persona per 26 ore settimanali solamente, e dovevo anche tener conto delle sue ferie e dei suoi eventuali giorni di malattia; e la paura fu tanta che stavo quasi per rinunciare a presentare la domanda alla EAS 20; però, sia Rosella, sia il Responsabile del Movimento Vita Indipendente Abruzzo -il mio amico Nicolino Di Domenica- e sia mia sorella, mi fecero semplicemente notare che comunque 26 ore erano e sono il doppio delle 13 ore settimanali di assistenza diretta di cui usufruivo allora; che era la prima volta che in Abruzzo si finanziavano dei progetti di Vita Indipendente; che, in ogni caso, si sperava fosse un primo passo per un numero maggiore di ore settimanali di assistenza indiretta, magari con una Legge regionale sulla vita Indipendente; che alle ferie e alla eventuale -e temporanea- malattia della mia futura dipendente si poteva ovviare con facilità, ricorrendo ad esempio al lavoro accessorio tramite i “buoni lavoro” (voucher).

 

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