<b>Ma queste norme da dove devono nascere?</b>
«Da principi filosofici di riferimento. Per delineare i confini tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, serve l'onestà intellettuale di riferirsi a un'etica teleologica, che si chieda qual è il fine ultimo, lo scopo di ogni nostro comportamento. Bisogna disegnare norme che facciano raggiungere il massimo benessere riducendo il più possibile lo stato di sofferenza. Ed è in questa direzione che va l'innovativo tecnica di terapia genica proposta dalla commissione presieduta dal Nobel Dulbecco, che prevede l'inserimento del nucleo di una cellula somatica adulta in un ovocita privato del nucleo».
<b>Già allora questi avevano sollevato una lunga serie di polemiche, è ragionevole pensare che altrettanto accadrebbe ora. Basta la parola clonazione ad accendere le polemiche.</b>
«Queste polemiche sono state superate dalla commissione diretta da Carlo Flamigni che ha teorizzato l'utilizzo degli ovociti crioconservati. Clonazione è un termine che i medici e i biologi usano abitualmente. Si clonano, infatti, virus, batteri e cellule».
<b>Non la preoccupano le richieste di ottenere un bambino clone? Non teme che possa diventare il business del futuro? </b>
«No, perché non ci sarà un mercato. E' più facile mettere al -mondo una creatura con i sistemi attuali. La clonazione prevede passaggi complicati quali: l'esportazione di cellule, ovuli, alti rischi dall'attecchimento e costi enormi. Ci sarà solo qualche richiesta eccezionale».
<b>Ma quali potrebbero essere i casi da prendere in considerazione? </b>
«Innanzitutto quelli in cui uno dei due aspiranti genitori dovesse avere un difetto genetico. Questa però è anche una soluzione a cui potrebbero ricorrere le donne nubili che si rivolgono alle banche del seme. In questo modo il nascituro avrebbe l'intelligenza e i tratti somatici desiderati, che non vengono invece garantiti dal donatore sconosciuto nella fecondazione assistita».
<b>Come giudica l'annuncio della Clonaid? L'ondata sensazionalistica provocata è stata enorme.</b>
«Anche se questo evento fosse vero non siamo sicuri che sia senza rischi. Un esempio di questi pericoli è che la cellula adulta prelevata, come sarebbe avvenuto nel caso di Eva, s'inserisce nell'ovulo con un Dna completo. La cellula è vecchia ed è stata sottoposta a stimoli come raggi ultravioletti e sostanze nocive. Il Dna è pertanto alterato da danni subiti. Queste circostanze potrebbero far nascere bambini con qualche difetto genetico».
<b>Insomma, è difficile avere garanzie sulla salute del nascituro. Come comportarsi, quindi, con gli esperimenti umani?</b>
«Le sperimentazioni vanno continuate con gli animali. Ci vorranno una trentina, se non addirittura una cinquantina, d'anni prima che la clonazione possa dirsi sicura».
<b>Vede anche altri limiti etici?</b>
«Si tratta di un tema molto delicato ma non si può parlare, come qualcuno ha fatto, di un crimine contro l'umanità. Crimini di questo tipo per me sono Auschwitz, Hiroshima e lo sfruttamento del lavoro minorile. Non si deve intendere la clonazione come un modo di infrangere le leggi della natura, anche perché a ben vedere queste regole sono già state infrante con la pillola anticoncezionale, l'aborto, e il preservativo».