Veni creator spiritus

Il Foglio

 Il 7 ottobre, apertura dell”Anno della fede”, i vescovi di tutto il mondo sono confluiti in Vaticano, per un Sinodo convocato da Papa Ratzinger l`obiettivo di individuare forme di evangelizzazione adeguate alle esigenze ma anche alla sfida del mondo secolarizzato. Il momento più atteso dell`assise si è avuto con la messa celebrata in piazza San Pietro l`11 ottobre scorso. Quel giorno ricorreva il 50° anniversario del Concilio Vaticano II, indetto da Giovanni XXIII e chiuso da Paolo VI. Il Sinodo è stato salutato con un misto di sostenuta gioia e di intense preoccupazioni, il mondo cattolico ha teso le orecchie e forse, perché no?, ha sospeso un po` il fiato. Nell`agenda dei lavori, un approfondimento di riflessione sull`ormai lontano ma sempre incombente Concilio: non è ignoto che su quell`evento il mondo cattolico è fortemente diviso. Vi sono coloro che ritengono che esso segnò una svolta innovatrice rispetto a una millenaria ma forse sclerotica tradizione, altri che gli imputano tutti i problemi, gli errori, le angustie che gravano sulla chiesa di oggi, altri infine che tentano di ricucire le divergenze, sostenendo che nella chiesa è impossibile una svolta che possa intaccare la tradizione e che quindi, grazie a una opportuna (ri)lettura dei suoi testi, il Concilio Vaticano II rientra perfettamente nel solco della storia dell`istituzione romana. La stampa laica non sta prestando una particolare attenzione ai lavori del  Sinodo. Ricordo invece con quanta partecipazione furono seguiti, in tutto il mondo, i lavori del Concilio Vaticano II. Esso venne percepito come un evento di enorme importanza, e i suoi risultati hanno poi influito in mille modi sulle tematiche non solo religiose ma sociali e politiche successive. Già l`elezione di Giovanni XXIII, il Papa che lo indisse, era apparsa come un fatto liberatorio. Ci si attendeva che salisse al soglio di San Pietro il cardinale Giovanni Montini, vescovo di Milano, ritenuto la personalità intellettualmente più di spicco della chiesa. Le voci correnti dissero che si era invece preferito far passare un po` di tempo dalla morte di Pio XII, personaggio eccezionale ma anche controverso, i cui ultimi giorni erano stati circondati da orribili pettegolezzi che coinvolgevano il suo medico personale, accusato di aver intrallazzato attorno all`agonia del Papa: venne così eletta una figura di transizione, l`ottantenne cardinale di Venezia. Non si erano fatti i conti, evidentemente, con lo Spirito Santo, che suggerì a Roncalli l`indizione del Concilio. La chiesa, che appariva a tutti come un dinosauro privo ormai di riflessi, entrò in fibrillazione. Si può dire che l`attesa del mondo laico fu non meno trepidante? I lavori consiliari vennero seguiti e commentati appassionatamente, la gente leggeva i giornali, discuteva, si formavano associazioni “di base” modellate sull`attesa e la speranza, magari con qualche equivoco politico ideologico di troppo. Da quel Concilio prese inizio l`onda dei “confronti”, dei “dialoghi” tra laici e cattolici, per intese o almeno per una migliore reciproca comprensione. Da Radicale, per la verità, ho sempre ritenuto che il confronto con il mondo cattolico dovesse iniziare piuttosto con una positiva collaborazione sui temi aperti della vita e della società. Il referendum sul divorzio venne vinto grazie al voto delle grandi masse cattoliche; oggi, su giustizia e amnistia, si può già intravedere un percorso comune.  Ma ho sempre seguito con attenzione, e persino posseggo alcuni dei testi, quei dialoghi-confronto nei quali si sono misurate personalità di chiesa e figure laiche di spicco.  La chiesa si apre al mondo, e noi? Intende il Sinodo in corso risollevare i vecchi ponti levatoi, rinsaldare i vecchi steccati preconciliari? Il tema del Sinodo è la nuova evangelizzazione. Il Concilio aveva la stessa angolatura, proprio in ambienti cattolici è stato notato che esso si occupò non di definizioni teologiche ma di prospettive pastorali. La chiesa venne osservato – si apriva al mondo. E certo, anche fuori dalle mura vaticane, il mondo di allora si apriva, fiducioso, all`avvenire, nutriva speranze di generali miglioramenti non solo economici ma anche culturali e spirituali. Oggi il mondo è, credo si possa dirlo, sulla difensiva. Le prospettive sono plumbee. Prevale la paura, montano le inquietudini, la sfiducia generalizzata. La diffidenza reciproca, razzismi, nazionalismi, particolarismi hanno il sopravvento. Per quel che ne so, il momento liturgico della messa, quando i fedeli si stringono la mano, si abbracciano e si sorridono anche senza conoscersi, è un`invenzione conciliare simbolica di altri e più vasti atteggiamenti, che oggi forse non hanno più senso. Invitato a un congresso del Partito liberale e non potendovi andare per motivi di salute – era, allora, piuttosto vecchio, e la famiglia non voleva che si affaticasse – Benedetto Croce vi inviò un messaggio nel quale si augurava che, all`apertura dei lavori, venisse intonato il “Veni Creator Spiritus”. Lui era un grande laico, si poteva permettere queste libertà. Laico ma semplice uomo della strada, mi auguro anche io che l`inno sia stato intonato anche all`apertura del Sinodo.