Unioni civili. Il cardinal Bagnasco provoca, Alfano risponde. Un gioco delle parti mediatico. Aspre critiche di Fratoianni e Associazione Coscioni

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Il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinal Angelo Bagnasco, ha reso noto un provocatorio giudizio sulla legge Cirinnà che regola le unioni civili, nella giornata mondiale contro l’omofobia, della quale evidentemente si era scordato.

Secondo il cardinale, la legge “sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, così già si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà”. Perché il porporato sia intervenuto su questa delicata questione è difficile da capire, soprattutto per il contesto in cui l’ha collocata: la relazione generale all’assemblea dei vescovi, introdotta da un impegnativo discorso di papa Francesco sulle responsabilità del clero.

Dunque, il sospetto di una sorta di pilotato depistaggio mediatico messo in atto da Bagnasco non sembra inverosimile, dopo che le parole durissime del papa sul clero in qualche modo “corrotto” avevano aperto le prime pagine della stampa nazionale. Spostare l’attenzione sui rischi presunti della legge sulle unioni civili, “che aprirebbe la porta all’utero in affitto” (sembrano le parole di Giovanardi), parrebbe il frutto di una precisa strategia di indirizzo dell’opinione pubblica. Non è un caso, infatti, che abbia replicato immediatamente Angelino Alfano, in un gioco delle parti fruttuoso.

“Lo dico con il rispetto che ho sempre avuto e continuerò ad avere del cardinale Bagnasco, ma la sua interpretazione della legge sulle unioni civili, come lasciapassare per l’utero in affitto, non corrisponde a quanto in quella legge c’è scritto”, ha dichiarato il ministro, e ha specificato ancora: “Nella legge che abbiamo votato le unioni civili sono un nuovo istituto nettamente e non nominalisticamente diverso dal matrimonio, non sono previste le adozioni per le coppie omosessuali né nella forma diretta né nella forma indiretta della stepchild adoption. Meno che mai si accenna all’utero in affitto che non potrà certo essere in futuro introdotto nella nostra legislazione in base a questa norma. Di questo i tribunali dovranno tenere necessariamente conto: c’è un nuovo istituto, le unioni civili, che ha diritti e doveri, tra i diritti non è contemplato quello dell’adozione. Non difendo questa legge – ha chiarito Alfano – come espressione della morale cattolica, non lo era neanche la legge 40, non lo sono moltissime leggi dello Stato, ma rivendico il lavoro di mediazione fatto nelle circostanze politiche date rispetto al testo originario che prevedeva, quello sì, il similmatrimonio e la stepdchild adoption come grimadello per la legittimazione dell’utero in affitto”.

Bagnasco nella sua relazione ha parlato anche del sostegno alle famiglie: “Si avverte l’urgenza – ha sottolineato il cardinale – di una manovra fiscale coraggiosa, che dia finalmente equità alle famiglie con figli a carico. Gli esperti dicono che la messa in atto del cosiddetto ‘fattore famiglia’ sarebbe già un passo concreto e significativo”. Il ministro della Famiglia, Enrico Costa, ha rilevato: “però è ora di voltare pagina e di far fronte alle esigenze concrete delle famiglie: non con interventi spot, ma con una politica organica che risponda ai bisogni delle coppie”.

Da sinistra, ferma la condanna delle parole di Bagnasco, da parte di Nicola Fratoianni: “Anche in questi giorni Papa Francesco parla il linguaggio dell’apertura, dell’incontro e del confronto, e sull’ingordigia di potere e di ricchezze dei potenti dà una lezione straordinaria di dignità rivolta ai vertici della Chiesa, ai credenti, ai laici e agli atei. Mentre succede tutto questo, il Cardinale Bagnasco imperterrito pare ancora ai tempi lontani del partito dei vescovi. Se ne faccia una ragione, la legge sulle unioni civili finalmente approvata in Italia è il minimo sindacale per un Paese civile”.

Per l’associazione Coscioni le parole del presidente Cei, il cardinale Angelo Bagnasco sulla maternità surrogata sono “farneticanti” e, ricordando che cade proprio il 35esimo del referendum sull’aborto, avverte: “L’ideologia non fermerà diritti, Bagnasco si rassegni”.

Le parole farneticanti del capo della Cei Bagnasco sulle unioni civili e la pratica cosiddetta della ‘maternità surrogata’ cadono a 35 anni esatti dal referendum con cui il 17 maggio del 1981 gli italiani confermarono la legge 194 sull’aborto”, ha dichiarato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, aggiungendo: “è una ricorrenza che dovrebbe servire da lezione a chi, come Bagnasco, parla del riconoscimento dei diritti come fossero una sciagura”. Perché “è chiaro a tutti che il furore ideologico e i divieti liberticidi non hanno mai impedito alla società di evolversi. Hanno invece allontanato i cittadini dalla politica e anche della Chiesa”. Per questo, “invece di criminalizzare la gravidanza per altri, che permetterebbe nuove nascite e quindi anche nuove famiglie, ci si impegni – ha concluso Gallo – per l’approvazione anche in Italia di una buona legge che regolamenti questa tecnica di fecondazione nel rispetto dei diritti di tutti”.