Una sentenza per Eluana, il Tar boccia Formigoni

Alessandro Da Rold

beppinoFine vita. Annullato l’atto con cui la regione negò la possibilità di interrompere l’alimentazione

Caso Englaro. Ora l’amministrazione sanitaria lombarda ha l’obbligo di fornire una struttura per far cessare lo stato vegetativo. Bocciato anche l’atto di indirizzo del ministro Sacconi («inidoneo»). Probabile il ricorso del Pirellone. Bagnasco (Cei) : «Non esiste un diritto a morire».

Mentre nella Commissione Sanità del Senato si apre oggi il dibattito sul testamento biologico, (provvedimento necessario secondo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), il Tar della Lombardia ha annullato ieri l’atto con cui la regione negò lo scorso tre settembre al personale sanitario di interrompere l’alimentazione artificiale a Eluana Englaro, la ragazza di Lecco in stato vegetativo da 17 anni. Due fatti strettamente collegati tra loro che da un lato riaccendono il dibattito sull’eutanasia in Italia, dall’altro riconoscono un’importante vittoria alla battaglia di Beppino Englaro, padre di Eluana, da anni impegnato insieme ai Radicali a far valere il diritto dell’individuo di disporre liberamente della propria vita.

A quanto stabilisce la sentenza del Tar ora l’amministrazione sanitaria lombarda ha l’obbligo «di fornire una struttura dove Eluana possa interrompere il suo stato vegetativo perché il diritto costituzionale di rifiutare le cure, come descritto dalla Suprema Corte, è un diritto di libertà assoluto». Ma oltre a bocciare la condotta regionale, i giudici amministrativi spediscono un messaggio chiaro anche al governo di centrodestra, definendo «inidoneo» l’atto di indirizzo alle regioni emanato il 16 dicembre dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi, dove si stabiliva come illegale l’eventuale interruzione a trattamenti terapeutici. «Un atto inidoneo – scrive il Tar – secondo i principi generali sulle fonti, a intaccare il quadro del di- ritto oggettivo, come ricostruito con la forza e l’efficacia propria dei provvedimenti giurisdizionali». Nel caso una regione decidesse quindi di impugnare il provvedimento di Sacconi il governo ricadrebbe in un nuovo incidente istituzionale. La vicenda, però, non pare vedere ancora la parola fine. E se Vittorio Angiolini, legale di Englaro si augura che «sia finalmente finito il tempo del la stravaganza politico-amministrativa e cominci il tempo del diritto», è lo stesso Sacconi a confidare invece «in un nuovo ricorso da parte della regione Lombardia al consiglio di Stato». Provvedimento che il governatore lombardo Roberto Formigoni esaminerà oggi insieme alla giunta che con tutta probabilità autorizzerà in giornata.

«La questione è molto complessa – replica Formigoni – Questa richiesta del Tar sarebbe una prestazione sanitaria nuova, posto che abbia fondamento e per questo servirebbe un protocollo ad hoc». Gli fa eco Giulio Boscagli, assessore alla Famiglia, nonché cognato del governatore: «In Lombardia ci sono 480 casi come quello di Eluana Englaro, per ciascuno dei quali la regione si fa carico gratuitamente di garantire l’assistenza totalmente gratuita». La posizione degli esponenti politici lombardi legati a Comunione e Liberazione è perfettamente in linea con quella della Cci, che attraverso il cardinale Angelo Bagnasco pone i paletti sul dibattito rispetto al testamento biologico («Non esiste un diritto a morire, perché il vero diritto è quello alla vita che è indisponibile») e ribadisce la sua totale contrarietà all’interruzione delle cure perla ragazza di Lecco. Oltre allo scontro giuridico, s’infiamma pure lo scontro politico. Tra le fila del centrodestra l’unico a commentare positivamente la sentenza del Tar è Benedetto Della Vedova, proveniente dall’area radicale e presidente dei Riformatori Liberali.

«Si tratta di un provvedimento che conferma l’insensatezza di resistere per via burocratico-amministrativa a quanto non solo i tribunali e la legge ma anche il buon senso stabilisce: che la volontà di Eluana possa essere esaudita». Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare e Maurizio Lupi, invece, attaccano la magistratura sostenendo che la sentenza «vada oltre il testamento biologico e ricalchi gli errori della Cassazione» e «violi le regole della democrazia». Beppino Englaro, dal canto suo, ha ripetuto con solo cinque parole: «Non posso che essere soddisfatto».