‘Una legge dia forza ai testamenti biologici’

La Stampa

Mina Welby, la Francia prende di petto il dibattito sull`eutanasia e l’Italia a che punto è? «In realtà quello francese non è un caso di eutanasia ma di sospensione delle cure, un atto praticabile e praticato anche in Italia soprattutto in rianimazione o nei reparti di terapia intensiva. È interessante piuttosto il parere positivo dei giudici francesi». Perché? «Mio marito Piergiorgio fece ricorso al giudice civile ma non ottenne che ingiungesse al medico il distacco del respiratore benché in base alla Costituzione potesse farlo. Il problema qui è l’assenza di un dibattito politico sull`eutanasia laddove invece le persone sperimentano ogni giorno come non sia affatto semplice morire. C`è uno studio del 2001 che rivela come il 3,6% dei 289 medici della Cattolica di Milano interpellati abbia testimoniato di aver somministrato medicine letali per aiutare il malato a morire».  I giudici francesi si sono espressi in modo più «pragmatico» dei genitori di Lambert. Crede che in Italia sia la società ad essere meno conservatrice dei suoi legislatori? «A Roma noi dell`Associazione Luca Coscioni abbiamo raccolto 8 mila firme per il registro dei testamenti biologici e attendiamo da 5 mesi la calendarizzazione della delibera, la richiesta è che questi testamenti biologici abbiano la forza legale che oggi gli manca. I medici italiani agiscono come meglio possono ma in assenza di una legge chiara, sull`abilitazione del medico ad agire senza rischio di finire alla gogna o sulla legalizzazione dell`eutanasia, è dura. Eppure i politici ne parlano perché un mese fa avevano organizzato in Parlamento un convegno sul fine vita».