Una legge in Comune

Marco Cappato

 

Come è possibile che una legge impopolare, come quella contro il testamento biologico, sia approvata senza troppi problemi in un ramo del Parlamento? Davvero tutto si può spiegare con la solidità (?) della maggioranza berlusconiana? Sono le domande che, insieme al Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni Rocco Berardo, abbiamo rivolto ai Segretari e responsabili di tutti i partiti delle opposizioni, parlamentari e non: da Franceschini a Ferrero, da Vendola a Francescato, passando per Nencini, Fava, De Luca, Nucara e Sbarbati.
La domanda non è fine a se stessa. A tutti loro proponiamo un’iniziativa concreta per bloccare la legge alla Camera, dove si è avviata la discussione sul Disegno di legge Calabrò contro il testamento biologico, cioè contro il diritto di ciascuno alla libertà di scegliere sulle proprie cure e sulla loro sospensione. Tutti i sondaggi confermano che i cittadini italiani sono all’80-85% favorevoli al testamento biologico, e dunque contrari alla sua negazione.

 

 

Se ciò non ha impedito l’approvazione al Senato del testo Calabrò non è spiegabile soltanto con le condizioni di non-democrazia nelle quali versa –per la verità da decenni- il nostro Paese, ma anche per l’incapacità delle opposizioni di esprimere finora qualcosa di più di mere “posizioni”, più o meno critiche. La legge contro il testamento biologico può essere fermata soltanto se si organizza una mobilitazione in grado di raggiungere e coinvolgere quella stragrande maggioranza di cittadini italiani che sono dalla parte di Piero Welby, di Giovanni Nuvoli, di Eluana e Beppino Englaro.

Come Associazione Luca Coscioni abbiamo individuato uno strumento per ostacolare, a partire dagli 8.000 comuni, sia l’approvazione che gli effetti deleteri di una legge sul modello di quella passata al Senato.

 

“Per farlo –abbiamo scritto a Segretari e Presidenti di quei partiti- è decisivo l’intervento dei vostri dirigenti e militanti, in particolare degli amministratori locali.” Infatti, tutti i cittadini italiani hanno (già) diritto a predisporre il proprio testamento biologico. E tutti hanno (ancora) diritto a includere la eventualità della rinuncia dell’alimentazione e idratazione artificiale. È questa la situazione a seguito delle sentenze sul caso Englaro. Per ora sono una decina i comuni che hanno deliberato l’istituzione di un registro del testamento biologico, già operativo per oltre 2 milioni di cittadini romani e per il comune di Pisa. I testamenti dei cittadini sono accolti anche a Rimini, Lecco e Massa, mentre in altri comuni come Genova sono state presentate proposte nel consiglio comunale; in 8 municipalità – tra le quali Torino, oltre alla stessa Roma – sono state raccolte le firme per proposte di delibere di iniziativa popolare comunale. Ad Avellino stiamo già raccogliendo firme per la convocazione di referendum comunali, e in decine di comuni si stanno raccogliendo sottoscrizioni su petizioni comunali.

 

Il valore di queste iniziative è straordinario: si responsabilizza l’amministrazione pubblica nella ricezione e validazione gratuita dei biotestamenti al livello più vicino al cittadino; si manda un messaggio molto chiaro ai Parlamentari che lavorano per l’abrogazione di questo diritto; ci si cautela, nel caso di approvazione della legge proibizionista, con la realizzazione di un atto che potrà servire anche ad impugnare l’eventuale nuove legge davanti alla Corte costituzionale.
Con questi obiettivi, abbiamo deciso di promuovere la campagna “Il Testamento biologico nel tuo Comune”, a sostengo di tutte le proposte –di iniziativa popolare o consiliare” – per semplificare l’affermazione del diritto. “Chiediamo a ciascuno di voi – abbiamo scritto in conclusione della lettera- l’adesione del vostro partito, che dovrebbe consistere in un invito ai “vostri” amministratori locali a mettersi a disposizione per la raccolta delle firme o per la presentazione di delibere, come già sta accadendo nelle realtà sopra menzionate.” Ora aspettiamo le risposte.