Londra – La cannabis non è poi peggio del cibo spazzatura o delle scommesse online. Quindi depenalizziamola. Sono queste le conclusioni dell’ultimo studio britannico che riaccendono un dibattito europeo sulle droghe minori in auge ornai da un decennio con corsi e ricorsi, posizioni a favore e critiche feroci. Lo studio, effettuato da Uk Drugs Policy Commission, un’organizzazione indipendente non governativa e senza scopo di lucro, non sostiene la decriminalizzazione della marijuana ma invita il governo a non perseguire chi ne fa un uso personale e limitato cambiando di fatto l’approccio verso quella che ormai è diventata «un altro comportamento o attitudine egoistica, socialmente accettata e rischiosa come il recarsi troppo al fast-food o giocare d’azzardo». Insomma, inutile nascondersi dietro un dito, consigliano con un certo cinismo gli esperti di turno, meglio affrontare la realtà e cercare la soluzione migliore. E dato che le politiche repressive non hanno dato grandi risultati, meglio tentare di salvare il salvabile adesso che neppure la prevenzione tiene lontani i nostri figli dagli stupefacenti di ogni tipo. Le droghe si trovano ovunque, infestano non solo le discoteche, si vendono nelle scuole, si reperiscono facilmente nelle innocue festicciole a casa dei vicini. Ma sarà proprio vero che farsi una canna ogni tanto è la stessa cosa che ingozzarsi di hamburger e patatine o scommettere nei casinò virtuali? L’ipotesi né insensata né priva di fascino ha immediatamente sollevato un vespaio di polemiche tra le organizzazioni che ogni giorno tentano di strappare qualche ragazzo alla morsa della tossicodipendenza. «Questi proprio non ci hanno pensato: le droghe sono illegali perché sono pericolose – tuona Mary Brettl, dell’Associazione “Cannabis, Skunk, Sense” – I’hashish non è più quella di una volta, è dieci volte più forte e dannosa». Nella sua relazione Uk Drugs Policy Commission sostiene anche che il govemo dovrebbe rivedere tutti le sanzioni previste attualmente peri reati legati al consumo di sostanze stupefacenti e gli esperti britannici non sono gli unici in Europa a pensarla in questo modo. Sempre ieri, in diretta televisiva, il ministro della scuola francese ha dichiarato di stare pensando ad una depenalizzazione della cannabis. «E una questione che si pone seriamente – ha spiegato il socialista Vincent Peillon – basta guardare il traffico illecito nelle banlieues». Immediata come un boomerang l’azione della destra francese. «Quella proposta è solo una falsa soluzione – hanno subito commentato – la depenalizzazione delle droghe leggere è inaccettabile». Subito dopo la performance in tv e le reazioni inferocite suscitate, Peillon è stato costretto ad una frettolosa retromarcia. «Era una riflessione personale» ha detto in una nota stampa. Troppo tardi per placare una polemica che in fondo non si era mai sopita – il dibattito in Francia era già stato aperto dalla ministra verde Duflot e poi messo a tacere dal premier Ayrault – ma per placarla è dovuto intervenire il primo ministro, ricordando che il presidente Hollande è contrario.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.