Un trapianto contro le metastasi

di Daniele Diena
Dai trapianti di midollo un'”arma” in più per combattere il tumore del seno in fase avanzata.

Si chiama “doppio trapianto”, è stata messa a punto alla clinica Ematologica dell’ateneo genovese sul finire degli anni ’90, rivelandosi inizialmente vincente sui principali tumori del sangue ed ora ha dimostrato tutta la sua efficacia anche sui tumori metastatici della mammella: cinque donne plurimetastatizzate e ormai insensibili alle cure sottoposte a questo trattamento vivono da quattro anni – una addirittura quasi da sei – in ottima salute e senza dover fare più alcuna terapia.
Ne dà notizia “Lancet”, con uno studio di Angelo Michele Carella, direttore dell’Ematologia dell’azienda ospedaliera universitaria San Martino, di Genova, in collaborazione con la Clinica Medica-DIMI, sempre di Genova, e la Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo. Lo studio ha riguardato 17 donne che continuavano ad avere recidive, nonostante le cure. Sei delle pazienti trattate con la nuova tecnica hanno ottenuto la remissione della malattia e cinque sono tuttora viventi, mediamente a quattro anni dalla cura, senza doversi più sottoporre ad alcuna terapia. Per tre di esse la remissione è stata completa, tanto che sono perfino tornate alle loro attività abituali, godendo d’ottima salute rispettivamente a 3 anni e mezzo, oltre 4 e quasi 6 dal trattamento. Nelle altre tre pazienti la cura ha invece “stabilizzato” la malattia, tanto che due sono vive e vegete (la terza è deceduta per una complicanza virale), senza ulteriori terapie, a 4 anni dal trattamento, mentre le casistiche cliniche internazionali danno, per i casi plurirecidivanti di tumore al seno, una sopravvivenza media di 2-3 anni.
Ma vediamo in cosa consiste questa nuova tecnica con Carella. Prima si prelevano dal sangue periferico dell’ammalata le cellule staminali del midollo osseo che vengono poi conservate a freddo. Poi una chemioterapia ad alte dosi per eliminare il maggior numero di cellule tumorali. Segue l’autotrapianto delle staminali conservate: “Così”, spiega Carella, “oltre a rigenerare il midollo, si evita l’indebolimento provocato dalla chemio mantenendo nella massima efficienza il sistema immunitario. Infine un trapianto di cellule staminali donate da un familiare compatibile, un procedimento che praticamente dà la carica al sistema immunitario dell’ammalata, “armandolo” di migliaia di “proiettili” nuovi e ed efficaci che vengono “sparati” contro il tumore distruggendolo, nei casi migliori, o bloccandolo negli altri.
Si può parlare di nuova strategia, su base immunologica, per la cura del tumore al seno metastatico? Risponde sullo stesso “Lancet” un’autorità in materia, Richard Childs, del Cancer Institute di Bethesda, che parla di “risultati tanto più importanti se si considera che le pazienti avevano già ricevuto da tre a cinque trattamenti chemioterapici e molte di esse anche radioterapia ed ormonoterapia” e prevede migliori risultati con un utilizzo precoce della metodica.