Un 2009 di DNA

Maria Paola Salmi

Anche quest’anno la genetica dominerà la ricerca
Clinici e ricercatori, seppure con cauto ottimismo, brindano al 2009 e su quanto potrà riservare in nuove conoscenze. Nei dodici mesi appena trascorsi si è verificata una svolta negli studi sulle cellule staminali, ma la scienza medica ha dovuto affrontare diversi problemi peraltro rimasti aperti, non ultimi la mancanza di investimenti e la spinosa questione etica. Il 2009, anno della genetica, della genomica e della biologia molecolare, porterà al consolidamento molte ricerche e potrebbe riservare alcuni importanti cambiamenti di rotta nella cura di gravi malattie e nella prevenzione.

I medici che Salute ha interpellato per i suoi lettori, confermano le buone premesse.
«Il 2008 è stato un anno straordinario durante il quale si sono preparate le basi per gli anni a venire», dice Giuseppe Remuzzi, direttore del dipartimento di medicina speciale e trapianti dell’Istituto Mario Negri di Bergamo, «la ricerca sulle cellule staminali generate dallo stesso malato e trasferite attraverso geni mutati, ha portato a riprodurre in laboratorio parecchie malattie genetiche, rare e neurodegenerative. Sappiamo che le staminali possono diventare strumentali alla chirurgia, riparare gli organi e prevenire il rigetto ed è proprio nella medicina rigenerativa e riparativa che nel 2009 si compiranno ulteriori passi avanti si compiranno ulteriori passi avanti. Avremo la possibilità di capire meglio le associazioni tra diverse mutazioni (alterazioni, n.d.r.) del Dna e tumore e perché il farmaco in certe funziona e in altre no. In questo nuovo anno e nei prossimi», continua il professor Remuzzi, «si comincerà a capire qualcosa in più sui meccanismi dell’invecchiamento e della longevità». È assai probabile che la cronica tendenza dei sistemi sanitari a spendere oltre il 30% del totale negli ultimi anni o mesi di vita di una persona si inverta e i governi decidano di cominciare ad investire in prevenzione. «Si tratterebbe», dice Remuzzi, «di non utilizzare le malattie per fare profitto bensì il contrario».

Cure troppo costose Quasi mai c’è cura senza farmaco, ma le pillole perfette non esistono, quelle innovative costano e la farmaceutica mondiale è in crisi. Il 2009 per il nostro paese si giocherà su tre filoni i cui effetti si faranno sentire a medio-lungo termine. Ne è convinto Alberico Catapano, responsabile del dipartimento Scienze farmacologiche e centro arteriosclerosi dell’Università di Milano: «Molti brevetti sono in scadenza e la tentazione di produrre e commercializzare i relativi farmaci come generici, molto meno costosi, è forte. Ma i generici sono una sorta di riserva economica per la spesa sanitaria a condizione che i risparmi che inducono siano poi reinvestiti in ricerca di nuovi farmaci innovativi e non per pagare gli stipendi. Inoltre sull’innovazione l’Italia è indietro e bisognerà potenziare la ricerca, altrimenti in pochi anni diventeremo una semplice succursale di vendita, sempre che ci venga accordato un prezzo comune europeo», sottolinea Catapano che prevede un imminente controllo stretto sui farmaci antitumorali e sulle nuove molecole in genere, per le quali si avverte sofferenza nelle linee di ricerca e sviluppo delle industrie farmaceutiche. La sostenibilità della spesa si raggiungerà con la riduzione del prezzo o con una restrizione prescrittiva oppure con una riduzione della rimborsabilità. Forse entreranno nel gioco le assicurazioni.

Le malattie rare La ricerca non si fermerà, malgrado i problemi economici. I maggiori avanzamenti riguarderanno le malattie rare. «Nell’immediato continuerà la riscoperta del genoma, e si punta Rna che regolano l’espressione genica, sia a livello nazionale che internazionale», spiega Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon di terapia genica (Tiget), «le nuove tecnologie di sequenziamento hanno rivelato tante molecole di Rna. L’ipotesi è che esse rappresentino una delle chiavi evolutive, perché nel cammino della vita è cambiato poco riguardo al numero dei geni mentre sono aumentate moltissimo le funzioni che ognuno di essi esprime».

La medicina riparativa Dal dettaglio della singola funzione determinata dalla singola molecola si passerà allo studio della rete, quella che i ricercatori chiamano "biologia dei sistemi". Lo sviluppo della bioinformatica, della proteomica e della genomica consentono di generare una massa enorme di dati e di comprendere la variazione e le sottovariazioni che perturbano un sistema, perturbazione che si traduce in malattia genica. «Riguardo la terapia genica siamo, seppure lentamente, in una fase di traduzione verso la clinica con la partenza di alcuni importanti studi», afferma il professor Naldini, «le immunodeficienze, le malattie neurodegenerative, la talassemia, il diabete giovanile potrebbero giovarsi tra qualche anno di geni terapeutici trasferiti o direttamente somministrati grazie a frammenti di virus lenti come il retrovirus dell’Aids che si integrano nella cellula dell’ospite, oppure piccole parti Adenovirus che non entrano nel nucleo della cellula, ma sono ugualmente in grado di produrre la proteina mancante o di sostituire quella malata. Altro settore in rapida espansione è la terapia cellulare, ovvero la medicina riparativa e rigenerativa con cellule staminali riprogrammate con le quali in laboratorio si ottengono modelli sperimentali cellulari di malattie».

Terapie personalizzate In oncologia il 2009 sarà un anno di avanzamento e revisione. A cominciare dalle terapie molecolari combinate e ad un probabile coinvolgimento dell’Italia negli studi di fase I che permetterebbe un accesso più rapido a nuovi farmaci. «La svolta molecolare prosegue nella direzione della caratterizzazione molecolare di molti tumori e verso ríndividuazione di farmaci, come gli anticorpi monoclonali che colpiscono specifici recettori del tumore», sottolinea Luca Gianni, direttore della divisione di Oncologia medica dell’Istituto tumori Fondazione Irccs di Milano, «le terapie molecolari permetteranno di limitare la chemioterapia con i suoi pesanti effetti collaterali a periodi brevi». Comincia a farsi strada l’idea di non pensare più al tumore come a qualcosa di estraneo da distruggere quanto piuttosto a qualcosa che viene da noi. «I trattamenti saranno orientati a indurre a morte la cellula neoplastica (apoptosi) o a convincerla a ritornare normale», spiega Alberto Costa, direttore della Scuola europea di oncologia a Milano, che parla di revisione in corso per la terapia e la diagnostica grazie allo sviluppo dei test di profilo genetico e all’imaging funzionale». La radioterapia diventerà più veloce e lentamente cambieranno i programmi di screening, la prevenzione punterà allo stile di vita e a target di popolazione suddivisa in base al rischio personale.

Staminali per il cuore Prevenzione e controllo dei fattori di rischio saranno anche i terni cruciali della cardiologia. Dice Filippo Crea, direttore del dipartimento di Medicina cardiovascolare del policlinico Gemelli di Roma: «Si va verso l’impiego delle terapie "intelligenti" con l’ausilio della genetica che ci aiuterà a capire chi e perché, in presenza di uno o più fattori di rischio, sviluppa una malattia cardiovascolare. Progressi arriveranno dallo studio degli aspetti funzionali della placca ateromatosa e dei linfociti, cellule del nostro sistema di difesa che talvolta attaccano la placca. Capiremo di più i meccanismi dell’infiammazione, il colesterolo e quanto sono efficaci le statine». «Riguardo alle cellule staminali», conclude Crea, «i dati sono discordanti. Entro l’anno partirà uno studio europeo su 1.500 pazienti e forse avremo una risposta chiara circa la loro efficacia dopo l’infarto». Nel 2009 sarà ancora allarme per il cuore delle donne che ricevono meno indagini e cure degli uomini, si "educherà" la popolazione a capire i sintomi dell’infarto, mentre per migliorare la prognosi delle malattie cardiovascolari, ipertensione compresa, più che nuovi farmaci bisognerà attendere la scoperta di nuovi meccanismi patogenetici.