Ultimo si per la pillola abortiva

E’ arrivato il via libera definitivo dell’Aifa, l’Agenzia italiana del Farmaco, alla commercializzazione della RU486, la pillola abortiva. Il consiglio di amministrazione ha dato ieri mandato per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Determina.



L’atto dovrebbe essere pubblicato entro un mese, e da quel momento il farmaco dovrebbe essere disponibile per uso ospedaliero. A questo punto, però, non è ancora finita. La competenza passa alle Regioni: spetta a loro, infatti, stabilire protocolli applicativi e tipo di ricovero. Ed è facile intuire che, secondo gli schieramenti politici di maggioranza, l’uso sarà più o meno restrittivo, un pò come capita già per l’interruzione di gravidanza chirurgica. E, quindi, chi ha vinto? Viene spontaneo chiederselo dopo un braccio di ferro estenuante in corso da luglio. La risposta arriverà nei prossimi mesi e anni. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha definito «molto corretta» la decisione perché l’Aifa ha previsto «il ricovero della donna dall’inizio alla conclusione del trattamento abortivo». «Rimane – ha concluso – il problema del monitoraggio per evitare che si diffonda una elusione delle regole». Come chiesa Silvio Viale, che ha avviato dal 2005 una sperimentazione della Ru486 al Sant’Anna di Torino, «l’Aifa ha tenuto la schiena dritta e ora tocca a noi medici farlo. Sappiamo di essere dei sorvegliati speciali ma anche che la questione del ricovero ordinario o del day hospital è puramente formale. Come è accaduto per la sperimentazione, l’eventuale imposizione di un ricovero obbligatorio è destinato ad essere superato in poco tempo». Tutto insomma si deciderà in corso d’opera, anche se il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella ha precisato che «la delibera dell’Aifa conferma i pareri del Consiglio Superiore di Sanità, e quindi la necessità del ricovero in ospedale fino a quando l’aborto non sia stato completato». Ad ammettere la difficoltà di un ricovero coatto è lo stesso Sir, il Servizio di Informazione religioso: «E` una foglia di fico il dire che la donna rimarrà ricoverata fino alla fine del processo. E ovvio che l’ospedale non è un carcere: se la donna chiede di essere dimessa, nessuno la può fermare», scrive il Servizio in una nota firmata dal professor Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bieoetica e presidente dell’Unione Italiana Giurisiti Cattolici. «Ferma restando la gravità e l’illiceità di ogni forma di aborto – prosegue D’Agostino – questo sarebbe un modo molto subdolo di aggirare la legge 194, e per di più scaricarlo interamente sulla donna». Ed è per questo motivo che il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente emerito del Pontificio consiglio per la pastorale sanitaria, auspica la «obiezione di coscienza» dei medici cattolici. Una regole, per Barragan, che dovrebbe valere «in tutti gli ospedali, non solo in quelli religiosi». Sta per concludersi insomma l’odissea della Ru486 ma Donatella Poretti del Pd richiama l’attenzione su eventuali «colpi di coda». «Saremo pronti a denunciarli», promette. Ancora non è detta l’ultima parola, infatti. L’Aifa, ad esempio, sta ancora lavorando al riassunto delle caratteristiche del prodotto, all’etichettatura e al foglietto illustrativo. «Speriamo che non ci saranno misure troppo restrittive», ha detto una portavoce dell’azienda che produce la pillola abortiva Ru486, la Laboratoires Exelgyn Sas.