Ulcere, l’incubo dei pazienti

Cellule staminali di derivazione fetale – che non comportano i problemi etici connessi invece che quelle embrionali – potrebbero risanare le lesioni provocate dalla mancanza di ossigeno (ischemia) nei diabetici e che rappresentano una delle complicazioni più gravi e frequenti della malattia. Ricercatori dell’università di Bristol (Gran Bretagna) e dell’Istituto Neurologico Besta di Milano hanno dimostrato che la somministrazione di cellule staminali umane di derivazione fetale (recuperate da aborti terapeutici o spontanei) stimolano la riparazione dei tessuti in animali resi diabetici. I risultati della ricerca sono stati presentati di recente al secondo convegno annuale dell’European Vascular Genomics Network di Amburgo.

Quando i tessuti dell’organismo soffrono per mancanza di ossigeno (ischemia), come accade durante un infarto al miocardio e nello sviluppo della gangrena diabetica, vanno incontro a necrosi (morte del tessuto). Trattamenti sperimentali però stimolano la guarigione spontanea dell’organismo: somministrando fattori di crescita specifici o impiantando nell’organismo i cosiddetti “Progenitori delle Cellule Vascolari” (VPC), cellule ancora indifferenziate che, se opportunamente stimolate, possono trasformarsi in specie cellulari precise. Le VPC sono state recentemente identificate nell’aorta fetale da Paolo Madeddu (Bristol) e da Giulio Alessandri (Milano).

Tali cellule hanno attirato l’attenzione dei ricercatori per la loro capacità di formare in vitro strutture simili ai vasi sanguigni e di stimolare in vivo la rigenerazione vascolare e scheletrica. Per questo Madeddu e Alessandri hanno deciso di verificarne il potenziale terapeutico in topi di laboratorio. Dopo aver causato ulcere negli arti degli animali (occludendo l’arteria femorale), i ricercatori hanno iniettato le VPC umane sulla ferita e hanno osservato che la lesione si riduceva considerevolmente nei 3-7 giorni successivi. “Inoltre”, aggiunge Madeddu, “abbiamo constatato che queste cellule incrementano la formazione di nuovi vasi sanguigni nella zona della lesione. Il trapianto di VPC ha accelerato molto la chiusura della ferita. Sono risultati molto incoraggianti e che meritano una intensificazione delle ricerche per arrivare presto all’applicazione sull’uomo.