“Tutti possiamo fare tutto”, parola dell’Ironman con una gamba sola

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Corriere della Sera
Luca Mattiucci

Salvatore Cimmino, l’uomo che ha trasformato i suoi limiti in un’impresa da supereroe nuotando per 170 chilomentri con una gamba sola. Purtroppo l’impresa di settembre citata nell’articolo è rimandata al prossimo hanno perché Salvatore è ancora in cerca di sponsor.

Avere cinquant’anni e nuotare ininterrottamente per tre giorni di fila nell’oceano è un’avventura già di per sè eccezionale. Da Cuba alla Florida di Key West. E farlo con una gamba sola a disposizione ti fa sentire subito il gusto dell’impresa eroica. Eppure, chi è deciso a compierla, di eccezionale dice di non avere nulla, se non la voglia di mostrare che: “tutti possiamo fare tutto”. Con lui anche Finmeccanica, l’azienda dove lavora sin dal 1988 e che ha scelto di sostenerlo nelle sue avventure.

Salvatore Cimmino, originario di Torre Annunziata alle porte di Napoli, di primavere ne conta cinquantuno e se ti capita di incontrarlo mentre passeggia per le vie dell’Avana, effettivamente, non diresti mai che dietro quella figura esile si nasconde una sorta di iron-man: la prima traversata risale all’anno duemila, da Capri a Sorrento per ventidue chilometri. Nel 2007 circumnaviga l’Italia, da Genova a Trieste. Nel 2009, mentre è impegnato nel Giro d’Europa, batte il record italiano di attraversamento del Canale della Manica.

Tutto ciò, senza l’ausilio di protesi che migliorino le prestazioni e senza aver mai praticato nuoto fino ai quarant’anni. Fino a quella diagnosi di osteosarcoma che gli porta via una gamba. Poi il consiglio del medico: faccia nuoto. Salvatore, quell’invito, lo prende in parola. Non si ferma più. Sono trascorsi sedici lunghi anni da quelle prime timide bracciate e ora Salvatore si mette alla prova, sguardo fisso al mare che non traccia orizzonte. Questa è l’ultima tappa di un fenomenale giro del mondo. 

Cuba – Stati Uniti. Oceano. 170 chilometri. 72 ore di bracciate. Nessuna sosta. Unica concessione per sé il reintegro di sali minerali. Poi il blu della superficie, l’azzurro del cielo e il nero dell’abisso.

Nella mente solo un pensiero:

“Provare ad attirare l’attenzione sulle barriere. Quelle fisiche e quelle mentali. Quelle che impediscono ai disabili un approccio inclusivo nella società e nel mondo del lavoro”. Un impegno che inizia dentro l’acqua e sbarca fino all’ONU.

Un sogno che, come tutti i sogni, per divenire realtà chiede costanza, perseveranza, sacrificio. Ogni mattina, da cinque mesi, Salvatore si stacca dalla terraferma due volte al giorno, ciascuna per nuotare 22 chilometri consecutivi. Si naviga sotto costa adesso, perché barche di supporto Salvatore non ne ha. Le uniche compagnie ammesse sono i figli di un vicino di casa che da qualche tempo lo accompagnano per il primo tratto. Poi in un attimo sarà metà settembre, sarà il giorno della grande sfida. Di fronte solo il mare, alle spalle una società da educare all’idea che le diversità, cosi come i limiti, sono solo nella nostra mente.