Tutta questione di metodo

Il Sole 24 Ore Domenica
Paolo Bianco

La scelta di promuovere una sperimentazione sul cosiddetto “metodo Stamina” era intesa a fare chiarezza. Due mesi dopo, però, molte cose sono già chiare. È chiaro che non è mai esistito un “metodo Stamina” né, quindi, una “terapia Stamina”. È chiaro che sono stati curati in ospedali pubblici dei pazienti gravi con trattamenti arbitrari, casuali, estemporaneamente modificati, e non precisamente noti («non standardizzati», dice Stamina), che ci sono denunce di pazienti che si ritengono danneggiati dal trattamento e un’inchiesta della Procura, secondo quanto si apprende dalla stampa, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di farmaci pericolosi. È chiaro che dietro Stamina ci sono interessi commerciali locali, e anche «The Cure Alliance» che supporta Stamina e ne condivide l’obiettivo di allentare le regole e la vigilanza di organi regolatori come l’Aifa, e di facilitare la commercializzazione di “terapie” prima (senza) che ne sia provata l’efficacia. Nell’attesa che Vannoni consegni il metodo al Ministero il 1° agosto, «Nature» lo ha fatto per lui. Ha mostrato i dati e come sono stati ottenuti, cioè in che consiste il “metodo” in sperimentazione, oltre ogni irragionevole dubbio. Quel che si sperimenta a spese della collettività, è ora in chiaro, e rende la prospettiva di un uso sul paziente, come la stessa trepida attesa della consegna del “protocollo” imbarazzante per il Governo. Il protocollo che Stamina forse consegnerà all’Istituto Superiore di Sanità dovrà, visto l’accaduto, essere reso pubblico. II Governo promuove la cosiddetta sperimentazione perché deve chiarezza, trasparenza e garanzie al pubblico e ai pazienti, e non a Vannoni. Più chiarezza del Governo, e di quanta possa farne la somministrazione a pazienti indifesi di sospensioni di cellule ossee, ha fatto «Nature». Ma per la stessa ragione che ha mosso il Parlamento nell’approvare la legge 57, il Governo non può promuovere una sperimentazione segreta. Dovrà dire cosa esattamente sia sottoposto a sperimentazione: se il “metodo Schegelskaya” o il “metodo Stamina”; se cellule coltivate secondo quanto descritto in un oscuro articolo del 2003 di una ricercatrice ucraina, o se invece cellule coltivate secondo la «variante Stamina» di quel “metodo”, detta specificamente diversa da quel metodo. Le domande di brevetto di Stamina, gli articoli di Schegelskaya, e quello di «Nature» che li confronta dovrebbero essere allegati agli atti della Commissione scientifica. Diversamente, potrebbe per assurdo essere presentato al Ministero e “sperimentato” a spese dello Stato un terzo “metodo”, diverso dal “metodo Stami-na” e dal “metodo Schegelskaya”, magari messo insieme da qualcun altro. La «variante Stamina» permette, secondo Stamina, di trasformare cellule ossee in neuroni in due ore o meno, come effetto della sola esposizione ad acido retinoico in etanolo. Questo sarebbe la base dell’uso terapeutico delle cellule trasformate in neuroni in decine di malattie diverse, ma contraddice ogni conoscenza stabilita in biologia, e ogni plausibilità terapeutica in medicina. Più probabilmente, come già osservato dall’ufficio brevetti americano, il trattamento produce semplici effetti citotossici, scambiati per «neuroni». La verifica di questi effetti è in questo momento in corso in molteplici laboratori di punta nel mondo, e i risultati saranno resi pubblici. È difficile che la Commissione scientifica del Ministero arrivi a condividere il giudizio di Camillo Ricordi, fondatore e Presidente di «The Cure Alliance». Secondo Ricordi, che a differenza del Ministero e dei suoi organi tecnici ha già avuto il privilegio di esaminare il metodo Stamina «completo», i «dati sono promettenti, i risultati in alcune malattie mai ottenuti prima», la procedura «sicura»; e «criminale» sarebbe «non valutare il metodo». Secondo Ricordi e Stamina, gli editoriali di «Nature» sarebbero forse «pilotati» (sic), e l’Italia fuorviata da un «piccolo gruppo di scienziati assai vocal», nonché «dogmatici, talebani, inquisitori, arroganti, condannati dalla comunità scientifica» se magari non disposti a cestinare, sulla sola parola di qualcuno, il metodo della scienza e la conoscenza esistente e consolidata, la quale distingue l’osso dal cervello come oggetti naturali diversi; o non disposti a scambiare la sindrome di Kennedy per Sma «tipo 5» guarita, solo perché per tale la presenta una trasmissione di intrattenimento. Si parla dell’Accademia Nazionale dei Lincei (la più antica del mondo, fondata da Cesi e Galilei e pronunciatasi per acclamazione di mozione a classi riunite); della international Society for Stem Cell Research; del Premio Nobel Yamanaka e tutti i più importanti studiosi di cellule staminali del mondo; di Stem Cell Research Italy; del Gitmo; di coorti di neurologi e trapiantologi; delle associazioni di *** pazienti (Famiglie Sma, Sma Europe, Aisla); dei medici degli Spedali Civili di Brescia; di personalità come Veronesi; di «Nature», «Science», «Embo». Un piccolo gruppo di talebani. Stamina, come qualcuno aveva previsto già mesi orsono, ha ora trovato nuovi alleati, oggettivi o soggettivi, oltre le imprese commerciali locali che la finanziano: Ricordi, «The Cure Alliance», le imprese commerciali americane che vorrebbero vendere «mesenchimali» per qualunque uso e senza prove di efficacia. Pseudoscienza e pseudomedicina (infusioni di cellule ossee per curare autismo, Sla, Sma, leucodistrofia metacromatica e ogni altro male); il ricorso alla magia evocativa della parola «staminale»; un piano di marketing per terapie di malattie letali senza prova di efficacia; l’attacco alle agenzie regolatorie; l’attacco alla scienza e agli scienziati; la pressione per chiamare «trapianti» le «terapie avanzate» e sottrarle così alla vigilanza di Fda, Ema e Aifa; la cinica demagogia sulle «cure» da rendere disponibili ai malati per i quali batte un cuore compassionevole; tutto questo non è solo cronaca del caso Stamina. Le «cure compassionevoli» prive di razionale scientifico e di efficacia, e praticate in ordine a un interesse commerciale, dovrebbero semplicemente essere chiamate, in ambito normativo, «terapie sul morente ad esdusivo fine commerciale». Questo aiuterebbe il pubblico a capire. Emersa com’è la precisa natura del “metodo” che il Governo sperimenta, la sperimentazione in clinica del nulla darebbe il risultato seguente. Pur in assenza di qualunque efficacia, se non muore nessuno (cosa che tutti si augurano ma che purtroppo non è certa), qualcuno magari dirà tra 18 mesi che una sperimentazione ufficiale del Governo ha comprovato l’innocuità del nulla (Trial di Fase I). Su questa base, vedremmo ancora pazienti disperati istigati a far causa agli ospedali di Brescia per ottenere sulla base della Legge Turco «cure sta-minali compassionevoli», e la legge 57 sarebbe servita solo a sdoganare una pratica inammissibile. A beneficio di Stamina e dei suoi sponsor commerciali, delle lobby, e delle imprese che vendono cellule inefficaci in tutto il mondo, dalla Cina agli Usa, e che hanno identificato l’Italia come Paese di incerta e confusa politica, dove forzare le regole nel mondo e nel mercato occidentale, senza curarsi delle conseguenze. Più Stamina per tutti, e basta con la medicina.