Tumore trasmesso al feto rari casi di deficit immunitario

Sara Ficocelli

 Una donna incinta in Inghilterra ha trasmesso il tumore alla figlia quando ancora questa si trovava nella placenta. La donna, morta di leucemia a soli 28 anni, rappresenta il primo caso accertato di trasmissione del cancro da madre a figlio. Sono circa una trentina al mondo i casi di madri e feto con lo stesso tipo di tumore, ma finora il legame non era mai stato dimostrato con certezza. La scoperta di un rapporto diretto e dimostrabile è stata fatta dai ricercatori inglesi dell’Institute of Cancer Research e getta nuova luce su un mistero che da circa un secolo attira l’attenzione degli scienziati di tutto il mondo.

 
Il quotidiano britannico The Times, che ha dato la notizia, spiega che questo è il primo caso in cui la trasmissione è indubbiamente accertata: i medici finora ritenevano che le eventuali cellule tumorali che avessero attraversato la barriera placentale sarebbero state respinte dal sistema immunitario del feto, ma in questo caso non è andata così. La spiegazione, stando alla ricerca, starebbe in un difetto genetico del feto, che impedirebbe al suo sistema immunitario di riconoscere le cellule materne come estranee, inglobandole.
 
Questo particolare fenomeno riguarda soprattutto tumori come il melanoma e la leucemia, che hanno un’elevata tendenza alle metastasi. "La famiglia è stata drammaticamente sfortunata – spiega il direttore dell’Institute of Cancer Research Tony Ford – tuttavia la bambina è ancora viva e attualmente si trova sotto stretta osservazione".
 
Lo studio su questo tipo di trasmissione tumorale è cominciato nel 2006, quando un padre giapponese ha portato in ospedale il figlio nato da poco. Anche in quel caso il bambino aveva la leucemia, e l’uomo aveva spiegato che la moglie era morta tre mesi prima dello stesso male. Test clinici hanno poi dimostrato che il sangue di entrambi conteneva lo stesso tipo di cellule tumorali, cosa singolare dato che i tumori non sono mai identici, a meno che non abbiano la stessa fonte. Lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Proceedings of the National Academy of Sciences, è stato condotto dal professor Mel Greave: "Finalmente abbiamo risolto il mistero. Ma vogliamo anche precisare che si tratta di casi rarissimi, che si possono verificare sono in particolari circostanze, estremamente sfortunate".

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