Troppe false pubblicazioni scientifiche Controlli carenti, serve più qualità

Corriere della Sera

Si stanno moltiplicando i falsi nella letteratura medico-scientifica. Il caso più clamoroso riguarda Hwang Woo-suk, il ricercatore coreano che, nel dicembre del 2005, aveva ritirato un suo lavoro, pubblicato da Science, perché conteneva dati manipolati sulla donazione di staminali embrionali prelevate da pazienti malati. Non è il solo, però. L’anno scorso la rivista Nature ha calcolato che le richieste di ritiro di articoli è decuplicata dal 1975 a oggi, mentre il numero di pubblicazioni è aumentato solo del 44 per cento. E adesso Pnas (Proceedings of the National Academy of Science), valutando oltre duemila lavori ritrattati, chiarisce anche i motivi. Si scopre così che, almeno nei tre quarti dei casi, si tratta di frodi, plagio, ripubblicazione di una stessa ricerca, mentre solo il venti per cento è dovuto a errori involontari. Si può formulare qualche ipotesi per spiegare questa epidemia di frodi. La prima è che, oggi, la pubblicazione online delle ricerche ne facilita l’accessibilità e quindi la possibilità di critica da parte degli esperti. La seconda è che la pressione a pubblicare, da cui dipendono finanziamenti, carriere e visibilità, spinge i ricercatori a percorrere questa strada. Questi imbrogli, però, soprattutto quando si parla di malattie, di farmaci, di terapie odi vaccini (anche un famoso studio che metteva in relazione l’autismo con certe vaccinazioni è risultato un falso) possono avere ripercussioni negative sulla popolazione dei pazienti e anche dei sani. È indispensabile, quindi, individuare i modi per arginare il fenomeno. Forse si dovrebbe cominciare a considerare più la qualità delle pubblicazioni che il loro numero, quando si valuta il valore di un ricercatore. Forse andrebbe ripensata l’organizzazione della ricerca e le modalità con cui i media ne divulgano i risultati. Forse bisognerebbe riflettere sui sistemi di finanziamento degli studi scientifici che in molti Paesi, soprattutto anglosassoni, sono troppo legati alle pubblicazioni sulle riviste.