Trapianti da cordone, la donazione “paga”

 

Qualità, tracciabilità, sicurezza:  sono questi i criteri d’eccellenza  che pongono l’Italia al vertice per  i trapianti di tessuto in Europa. E  quanto emerso dal convegno  "Donazione e trapianto a 10 anni  dalla legge 91/99" tenutosi ieri a  Roma, promosso dal Centro Nazionale  Trapianti. Folta la partecipazione di  esperti del settore, dal direttore del Cnt,  Alessandro Nanni Costa al presidente  dell’Istituto superiore di sanità, Enrico  Taraci. Il governo era rappresentato dal  ministro della Salute Maurizio Sacconi e  dal sottosegretario Eugenia Roccella.  Nell’occasione sono stati valutati i  traguardi raggiunti e indicati i nuovi  obiettivi. Inoltre sono state analizzate le  scelte che hanno permesso lo sviluppo e  la governance dei modello organizzativo  complesso su cui si basa oggi la rete  trapiantologica in Italia.  In tutta la loro positività sono emersi i  dati relativi ai trapianti in Italia, a dieci  anni dal varo della legge, con un aumento  del 48 per cento dei trapianti di organi e  dei 60 per cento delle donazioni. Nel  dettaglio, se nel 1999 nel nostro Paese si  effettuarono 2.428 trapianti, quest’anno  si stima di toccare quota 3.300, oltre 400  in più rispetto al 2008. L’attesa media dei  pazienti supera quasi sempre i due anni,  andando da 1,77 anni per il trapianto del  polmone a 3,04 anni per il pancreas.  Soddisfatto il direttore del Cnt  Alessandro Nanni Costa che  suggerisce, però, a dieci anni  dalla legge sui trapianti, «un  piccolo tagliando, con la  strutturazione della figura del  coordinatore locale,  l’attuazione piena dell’articolo  23 sulle dichiarazione di  volontà (che in caso di volontà  non espressa lascia alla famiglia  del potenziale donatore la  decisione se concedere il  trapianto o no) abbandonando  il silenzio-assenso, e una forte  strutturazione dei centri di  coordinamento istituzionali».  Piccole, ma sostanziali   implementazioni necessarie per  un salto di qualità. Dal canto  suo, il ministro Sacconi ha così  manifestato il suo assenso: «La  legge ha solo bisogno di  qualche aggiustamento, che può essere  realizzato non necessariamente per via  legislativa».  Il sottosegretario Eugenia Roccella,  intervenendo in chiusura dei lavori, ha  sottolineato l’eccellenza e la qualità  della rete trapiantologica italiana, e ha  ricordato l’importanza del «bancaggio»  pubblico del cordone ombelicale. In  Italia, infatti, non è possibile depositare il  cordone ombelicale in banche private per  un uso autologo. Alla luce dei risultati e  delle evidenze scientifiche, è stata invece  privilegiata la donazione e la fruizione  eterologa. L’ordinanza che contiene  "Disposizioni in materia di conservazione  di cellule staminali da sangue del cordone  ombelicale", entrata in vigore il primo  marzo scorso, prevede infatti la  conservazione per uso allogenico a fini  solidaristici, cioè in favore di persone  diverse da quelle da cui le cellule sono  prelevate. «Così si è garantita – ha  proseguito l’onorevole Roccella — quella  solidarietà che serve non solo ad  affermare la coesione sociale, ma che  diviene il miglior criterio per il successo  dei trapianti di cellule emopoietiche».  Proprio per ottimizzare il sistema dì  raccolta del cordone e per cercare di  ovviare alle criticità che perdurano, quali  ad esempio la difficoltà di donazione nel  fine settimana, per le biobanche sono  stati stanziati dieci milioni di euro, da  investire in infrastrutture, formazione e  informazione per le future mamme. Il  problema della corretta comunicazione è  stato affrontato con determinazione dal  ministro Sacconi. «Per ottenere un  aumento delle donazioni – ha  sottolineato – bisogna migliorare  l’informazione, perché la cultura del  dono, che pure è fondamentale, non  basta. Serve anche adattare una serie di  modalità che semplifichino la possibilità  dì realizzare donazioni d`organo e il loro  uso tempestivo».   A dieci anni  dalla legge 91,  i trapianti  di organi  sono aumentati  del 48 per cento  e le donazioni  del 60 per coito  In un convegno  a Roma ricordati  i successi italiani;  10 milioni di euro  a disposizione  delle biobanche  da investire  in infrastrutture,  formazione  e informazione  per le future  mamme .

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