Testamento biologico ed esperti “I registri non sono contro la legge”

Il Giornale di Vicenza
Chiara Roverotto

In questi ultimi mesi numerosi Comuni italiani, una settantina, hanno istituito registri per il deposito e la conservazione di dichiarazioni anticipate di trattamento: il cosiddetto testamento biologico. Richieste arrivate anche a Vicenza tramite i rappresentanti della "cellula Coscioni".
Che cosa fare? Come comportarsi? L’iniziativa è stata bocciata dai ministri Maroni, Fazio e Sacconi. L’hanno considerata illegittima "perché l’unico chiamato a legiferare è lo Stato".
Il Comune di Vicenza è andato oltre grazie al lavoro di due commissioni consiliari: Affari istituzionali presieduta da Francesca Nisticò e Servizi alla popolazione, guidata da Vittorio Corradi si sono riunite la scorsa settimana iniziando una serie di consultazioni con magistrati e medici per capire come l’Amministrazione si deve regolare dopo le richieste giunte dai cittadini che hanno depositato in Comune nei mesi scorsi una decina di testamenti. "Avevamo bisogno di un chiarimento – spiega Corradi – ecco perchè abbiamo chiamato il dott. Vincenzo Schiavone, magistrato, componente di Etica per la pratica clinica dell’Ulss 6 e il prof. Federico Neresini docente di scienza, tecnologia e società della facoltà di sociologia di Padova. Incontri interessanti, in particolare il primo che ha sgomberato il campo da molte incomprensioni e fraintendimenti".
In sostanza secondo il magistrato, visto che il "Comune rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo", sulla base della legge 267 del 2007, l’istituzione dei registri "non appare in contrasto con qualche divieto di legge".
Dopo un escursus sulla sentenza Englaro, il magistrato si è soffermato sull’articolo 32 della Costituzione "nel cui disposto è implicito il riconoscimento del valore vincolante della volontà della persona, anche se espressa in anticipo e in vista della futura impossibilità di una sua espressione nel momento in cui insorge la questione se praticare o meno un determinato trattamento terapeutico.Se il rifiuto di terapia espresso direttamente dall’interessato al momento in cui la terapia viene proposta è vincolante, perché non dovrebbe essere anche quello espresso anticipatamente nella previsione di un successivo stato di incapacità del soggetto?".
Secondo il magistrato l’istituzione del registro potrebbe essere utile per due scopi: la prima per facilitare la conoscibilità delle dichiarazioni anticipate del paziente da parte degli operatori sanitari e e la seconda per garantire l’autenticità delle stesse.
"Il parere del magistrato è stato illuminante – interviene Francesca Nisticò – a questo punto sentiremo alcuni anestesisti della commissione dell’Ulss 6. Però abbiamo stabilito che il registro non è in contrasto con quanto prevede la legge e, soprattutto, rientra nelle competenze del Comune". Alla fine delle consultazioni verrà redatta una relazione che verrà discussa in Consiglio Comunale. "Dovremo tener conto del parere di tutti i tecnici – conclude Corradi- , ma non possiamo ignorare la legge e quanto ci chiedono i cittadini, indipendentemente dalla posizione delle varie confessioni religiose. In particolare quella cattolica nettamente contraria, pur con distinguo interessanti sul piano teologico ed etico".