Testamente biologico ok, ma in versione ridotta

La Repubblica Milano
Ilaria Carra

Entro l’estate Milano avrà il suo biotestamento. Ma sarà in una versione ridotta rispetto al progetto iniziale. I milanesi potranno depositare le proprie scelte di fine vita— dai trattamenti medici alle preferenze in materia di cremazione e donazioni di organi—solo presso terzi. Un parente, un amico, un notaio, un’associazione. E il Comune si limiterà a fare da garante dell’esistenza del testamento. Nessuna custodia diretta da parte di Palazzo Marino, come accade invece in altre città: lo scoglio della privacy opposto nei mesi scorsi dai tecnici comunali non è stato superato. Entro luglio è attesa l’approvazione del testo da parte del Consiglio comunale. Entro l’estate Milano avrà i I suo testamento biologico. Ma in una versione ridotta. I milanesi non potranno depositare le loro dichiarazioni di fine vita in Comune, come accade in molte altre città, ma potranno lasciarle solo a un fiduciario terzo: un parente, un medico, un notaio, una comunità, a chi si vuole. Il ruolo di Palazzo Marino sarà solo di garante dell’operazione. Una restrizione che segue l’altolà sollevato nei mesi scorsi dai tecnici comunali sul tema della privacy: lo scoglio del trattamento dei dati sensibili non è stato superato.

Entro fine luglio l’aula sarà chiamata al voto. II testo sul testamento biologico è stato licenziato ieri dalle commissioni Affari istituzionali, Politiche sociali e Referendum dopo sedute di confronto e interventi di esperti. Ai primi di luglio è atteso l’arrivo in aula e il sì definitivo, salvo sorprese, prima della pausa estiva. La maggioranza è piuttosto fiduciosa di riuscire ad arginare lo scetticismo, oltre che del centrodestra, della schiera cattolica del centrosinistra. La “versione mignon” è l’esito della sintesi fatta dai promotori delle tre proposte sul piatto. Due di iniziativa popolare, quella dell’ associazione “Io scelgo” e l’altra dei Radicali: due testi che, con qualche differenza, individuavano la possibilità di lasciare le proprie volontà in busta chiusa in Comune o a un «fiduciario». Almeno al debutto, varrà solo la seconda opzione. In più, come suggeriva il testo di iniziativa consiliare con Marilisa D’Amico (Pd) e Patrizia Quartieri (Sel) tra le prime firmatarie, si potranno lasciare le proprie volontà non solo sulle «dichiarazioni anticipate per i trattamenti sanitari», ma anche sulla «donazione degli organi» e per la «cremazione e la dispersione delle ceneri». Ma la busta chiusa non verrà conservatadalComune, ma presso terzi, anche da un notaio (con la categoria si sta affinando una convenzione, circa 20-30 euro il costo). L’amministrazione certificherà in un registro che esiste il testamento biologico di un cittadino e dove recuperarlo.

A garanzia della volontà del singolo depositata da qualche parte: un pezzo di carta da recuperare in caso «di perdita di coscienza definibile come permanente ed irreversibile». L’iscrizione potrà essere chiesta da tutti i residenti. Nei mesi scorsi la Segreteria generale aveva sollevato il dubbio che la busta chiusa conservata direttamente in Comune, pur sigillata, potesse comportare rischi di possibili contenziosi e sanzioni da parte del Garante. Un’eccezione da molti ritenuta parecchio prudenziale, in altre decine di amministrazioni infatti il testamento è custodito direttamente anche negli uffici comunali. Marilisa D’Amico, Pd, è comunque soddisfatta: «I comitati hanno lavorato a una versione più ridotta che sarà un significativo passo in avanti per i diritti. In futuro partiremo da qui per provare ad accrescerlo». Avrebbe preferito la versione più estesa il consigliere radicale Marco Cappato: «Così andiamo incontro alle obiezioni della Segreteria che paragona la conservazione diretta della dichiarazione a un trattamento di dato sensibile e da sottoporre al Garante. Una visione che non condivido. Ma se è il compromesso per superare il no tecnico la strada verrà perseguita. Credo ci siano le condizioni per approvarlo entro luglio». Incrocia le dita anche l’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, sostenitore dell’iniziativa: «Manca poco, stavolta ci siamo davvero vicini».