Sulle staminali, l’Ulivo non fa l’americano

A poche ore di distanza il Senato americano e quello italiano si sono espressi sull’opportunità di utilizzare fondi pubblici federali da una parte, comunitari dall’altra per la ricerca con le cellule staminali embrionali.

Paragonare i due avvenimenti è un esercizio rischioso, perchè la posta in gioco nella partita italiana è prevalentemente politica, mentre la partita statunitense influenza direttamente le probabilità di successo di questo settore di ricerca a livello internazionale. Senza il coinvolgimento dei National Institutes of Health americani, sul piano sia economico che organizzativo, la ricerca corre con i piedi legati. La coincidenza delle votazioni, comunque, invita a un’analisi comparata tra ciò che accade al di qua e al di là dell’Atlantico.

In entrambi i casi la situazione è di stallo. Capitol Hill infatti ha approvato un rilassamento della politica federale sulle cellule staminali embrionali (il ddl HR 810 ha ricevuto 63 voti favorevoli e 37 contrari), ma Bush ha esercitato il veto per vanificare gli effetti del voto. In Italia i sostenitori del Partito democratico hanno buone ragioni per festeggiare l’accordo raggiunto dal centrosinistra sulla posizione da tenere a Bruxelles dopo l’uscita dalla minoranza di blocco contraria alla ricerca con le staminali embrionali.

Indipendentemente dai contenuti della mediazione siglata da Ds e Margherita che in extremis ha ricevuto il via libera anche di Rifondazione, approvata ieri sera in Senato per un soffio, con 152 voti favorevoli, 150 contrari e un astenuto è l’esistenza stessa di un documento condiviso su un tema tanto divisivo a rappresentare un successo politico. Ma se entriamo nel merito dell’accordo, non si vedono grandi novità all’orizzonte e il tasso di ambiguità del testo è tale da non garantire una pace duratura.

Se ci si attiene a un’interpretazione letterale, la ricerca sulle staminali embrionali non viene esclusa espressamente dai finanziamenti comunitari, ma i cattolici vicini al Comitato Scienza e Vita che lo hanno votato lo hanno fatto nella convinzione che questo divieto sia implicito. Se dovessimo prendere per buona l’interpretazione di Paola Binetti, che il testo ha contribuito a scriverlo insieme ad Andrea Ranieri, l’Ulivo risulterebbe allineato sulla stessa identica posizione di Bush: il denaro dei contribuenti non può andare a un filone di ricerca che potrebbe incoraggiare l’utilizzo di embrioni, pertanto va indirizzato esclusivamente verso altri tipi di cellule, le adulte innanzitutto.

Invece se il testo deve essere preso alla lettera, come si sostiene in casa Ds, il centrosinistra conferma l’impostazione applicata in ambito comunitario dai tempi in cui presidente della Commissione era Prodi: la ricerca con nuove linee di staminali embrionali non è esclusa dai finanziamenti, ma di fatto è scoraggiata e le staminali adulte sono destinate a fare la parte del leone. In ogni caso siamo lontani anni luce dalla posizione dei Democratici americani che a Capitol Hill si sono schierati in modo granitico per il superamento delle restrizioni e dei socialisti europei che in tanti paesi hanno approvato legislazioni permissive.

Mentre in Usa un buon numero di Repubblicani è pronto a sconfessare il presidente i senatori dell’elefantino che hanno votato per allentare i paletti sono stati 19, i contrari 36 da noi questo tema ha il duplice effetto di compattare il centrodestra e mettere in imbarazzo il centrosinistra. Mentre il presidente degli Stati Uniti è costretto a ricorrere al veto per bloccare le spinte trasversali a favore della ricerca, lo scenario politico italiano è così accidentato che abbiamo rinunciato in partenza a cercare qualsiasi vera apertura. E’ interessante notare, infine, che laddove si vuole dare un segnale di prudenza senza apparire ostili alla ricerca, negli Usa come in Italia, si suggerisce il potenziamento degli studi sulle cosiddette staminali pluripotenti “etiche”.

Queste linee di ricerca che vanno dallo sdifferenziamento delle cellule adulte, alla creazione di embrioidi che non hanno possibilità di sviluppo, alla definizione di criteri di morte riproduttiva per gli embrioni crioconservati sono ancora agli inizi, alcune rappresentano soltanto una possibilità teorica, in altri casi abbiamo qualche dato ma solo sul modello animale. L’accordo dell’Ulivo propone di perseguire queste strade, come del resto fa un disegno di legge appena approvato dal Senato americano con il favore di Bush (S2754).

Si tratta di una formula apparentemente vincente: chi potrebbe mai opporsi all’idea di utilizzare delle cellule altrettanto promettenti delle staminali embrionali dal punto di vista scientifico ma meno controverse dal punto di vista etico? Naturalmente tutti noi ci auguriamo che le staminali pluripotenti “etiche” esistano davvero e diventino un’opzione concreta nel più breve tempo possibile, ma nessuno può fare affidamento sul fatto che esista un’unica soluzione per tutti i problemi scientifici e che la ricerca opportunamente indirizzata dalla politica, possa servirla su un piatto d’argento. Le cellule raramente si comportano come noi desideriamo, la biologia non può adeguarsi ai nostri auspici e la ricerca ha qualche chance di successo quando segue i dati, non le indicazioni politiche.