Sul referendum parroci come mullah

Grazia Longo

Il comitato
Donne per il sì

Il video della conferenza stampa di presentazione

Il sito del comitato

Emma Bonino e il «Comitato donne per il sì»: una Chiesa militarizzata invita all’astensione

Telefonate, sms, email, ma anche il più classico passaparola. Ogni sollecitazione ad andare a votare al referendum sulla fecondazione assistita – il 12 e il 13 giugno prossimi – è preziosa per arginare il battiquorum da astensionismo. Emma Bonino – ieri a Torino, con Margherita Boniver per presentare il «Comitato donne per il sì» – invita ovviamente a un poker di assensi: 4 sì «a favore della vita, della libertà e della speranza» per l’abolizione della legge 40.

«Ma fondamentale – aggiunge – è che le gente vada a votare. Perché la non scelta di chi diserta le urne è assai più grave di chi vota no». Inevitabile quindi la sua critica alla posizione della Chiesa che ha invitato i credenti all’astensione. «Nel nostro Paese – dice, strappando un applauso – si assiste ad una militarizzazione delle chiese con i parroci trasformati in mullah». Non basta, nel mirino dell’onorevole Bonino ci sono anche le istituzioni: «Quello che più mi ha fatto male ieri (lunedì per chi legge) davanti alle parole del cardinale Ruini è stata la non reazione dei responsabili delle istituzioni del nostro Paese. Il cardinale Ruini ieri ha detto chiaramente che si è scelta la strada dell’astensione perché cumulandola insieme al non voto dei qualunquisti sarebbe stato più facile vincere. Né Pera, né Casini hanno replicato in alcun modo. Mi auguro lo facciano presto il presidente Ciampi e Berlusconi». Margherita Boniver pone invece l’attenzione sul rischio che corre la legge 194 sull’aborto. «La posta in gioco è molto alta – afferma -. Il parlamento con la legge 40, infatti, ha messo una carica di dinamite sotto la 194. Obiettivo politico è, infatti, scardinare la 194 non tanto in nome di una sacralità della vita ma perché c’è in giro la voglia di far capire alle donne, che non devono dire l’ultima parola».

E attenzione a chi invita a non andare a votare in nome di una eccessiva complessità dei quesiti, sui quali dovrebbero esprimersi soltanto scienziati o medici. «È un’assurdità – insiste l’ex sindaco di Torino Maria Magnani Noya – come dire che al referendum sul divorzio potevano votare solo avvocati o magistrati. Ma stiamo scherzando! Qui ci sono in gioco la libertà e la salute della donna e i quesiti pongono questioni civili, di salute e libertà su cui chiunque ha il diritto di esprimersi». Enzo Ghigo, ex presidente della regione Piemonte e capogruppo di Forza Italia invitato all’incontro, ribadisce come sia «assolutamente necessario esprimersi attraverso un voto. Il parlamento ha votato una legge che non va bene, che va cambiata e io spero che il quorum venga raggiunto per modificare questa legge illiberale ed ingiusta». Lunghissimo l’elenco delle donne piemontesi a sostegno di quattro sì, tra cui anche la consigliera comunale Susanna Fucini, l’assessore provinciale Alessandra Speranza, l’avvocato Emilia Rossi, l’ex presidente del consiglio regionale Carla Spagnuolo, il vice direttore del «Pannunzio» Anna Ricotti, l’assessore regionale Giuliana Manica. Di doppia ipocrisia parla la giornalista scrittrice Elena Lowenthal: «Ipocrita è chi accusa i sostenitori del sì di non essere religiosi, ma anche chi li bolla come persone che non difendono il valore della vita».

Per questo Emma Bonino ribadisce che «fondamentale sarà il lavoro di questi ultimi giorni di campagna referendaria anche perché sia nei partiti che avevano votato la legge 40 sia tra i cattolici si stanno aprendo crepe che sono quelle che mi fanno ben sperare». Il «Comitato donne per il sì» al momento conta dell’appoggio di oltre 400 donne italiane (un centinaio le piemontesi). Le prossime tappe della campagna saranno Napoli, Bari, Palermo e Catania. A Roma è previsto un concerto in piazza Navona martedì prossimo. Per maggiori informazioni (e per versare un contributo) è possibile consultare il sito www.donneperilsi.yahoo.it.