Staminali, un sì contro la scienza. E’ come Di Bella

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Il Mattino
Silvio Garattini

L’approvazione da parte della Camera dei deputati del decreto sul caso Stamina, qualora dovesse passare anche al Senato, darebbe il via alla sperimentazione sulle cellule staminali. Si passa, quindi, dal decreto Balduzzi che permetteva, anche se impropriamente, un trattamento compassionevole ad una vera e propria sperimentazione clinica controllata. Infatti, qualsiasi studio clinico può essere fatto solo se esistono ragioni attendibili che indichino una motivazione specifica per cui ci si chiede se un determinato intervento possa essere utile ad un gruppo di pazienti. Nel caso delle cellule Stamina non esiste alcuna base scientifica. Infatti non esistono dati sulla qualità delle cellule poichè le ricerche fatte dell’Istituto Superiore di Sanità non hanno indicato una adeguata qualità; non esistono dati sperimentali che accreditino un esito favorevole in termini del rapporto efficacia-tossicità; non esiste un razionale per pensare che queste cellule siano efficaci in malattie con caratteristiche molto diverse fra di loro. Poichè la sperimentazione dovrà essere condotta sotto la supervisione di Aifa (agenzia italiana farmaco) sarà interessante osservare come l’ autorità regolatoria possa conciliare le regole che sono strettamente richieste per approvare un nuovo farmaco con il numero straordinario di deroghe che si dovranno accertare per eseguire la sperimentazione proposte dal Parlamento. La storia si ripete, perché stiamo passando attraverso le tappe che hanno caratterizzato il caso Di Bella. Così come Di Bella aveva protestato contro l’idea della sperimentazione così anche Vannoni, il deus ex machina di Stamina, ha presentato almeno sette ragioni per cui è contrario alla sperimentazione. Si tratta di ragioni che sono contro i principi scientifici che regolano la sperimentazione clinica. Infatti coloro che procedono attraverso vie non codificate non amano sottoporsi a prove che possano demolire le loro certezze. In ogni caso, come è accaduto per la sperimentazione Di Bella, i risultati negativi della sperimentazione non verranno riconosciuti dagli interessati ed anzi verranno ritenuti frutto della macchinazione dello strapotere degli scienziati e dell’ostracismo delle case farmaceutiche che vogliono proteggerei loro interessi. Vedremo quale comitato etico approverà questa ricerca. Sarà interessante stabilire quali parametri debbano essere utilizzati per determinare l’efficacia del trattamento. Inoltre sembra difficile che lo studio possa essere condotto su molte malattie diverse e soprattutto sarà complicato trovare un gruppo di controllo visto che in medicina non c’è quasi nulla di assoluto ma tutto è relativo ad un punto di riferimento. Con queste premesse sarà arduo che questo studio si possa realizzare in modo tale da fornire risposte esaustive. La lezione che si trae da questo voto è amara: la politica nella sua inguaribile ricerca del consenso ancora una volta ha seguito l’ emotività, cedendo alla cattiva informazione, al buonismo ed ad un populismo di cui la scienza e la salute farebbero volentieri a meno.