Staminali senza distruggere embrioni

di Elena Dusi
Test positivi negli Usa. Creato un clone che non potrà mai nascere

ROMA- Ottenere cellule staminali senza distruggere gli embrioni è possibile. Due nuovi esperimenti aprono strade diverse per aggirare l’ostacolo etico che blocca lo sviluppo del filone di ricerca più promettente del momento. Dalle staminali arrivano infatti promesse per la cura di problemi che vanno dalle malattie degenerative del sistema nervoso ai postumi dell’ infarto, passando per il diabete e le ustioni. Si trovano negli Stati Uniti in cercatori che più scalpitano per le redini imposte alla ricerca dai problemi etici.

E proprio dall’America arriva no le due nuove proposte, descritte oggi sulla rivista “Nature”. La prima esce dai laboratori del Massachusetts Institute of Technology, dove Alexander Meissner e Rudolf Jaenisch hanno realizzato un embrione di topo tramite la tecnica della clonazione, poi hanno disattivato un gene essenziale per il suo sviluppo futuro. Il frammento di Dna “silenziato” si chiamaCdx2 ed è indispensabile per la formazione della placenta. Poiché senza placenta non è possibile generare un nuovo cucciolo, ecco che distruggere questo embrione per ricavarne le cellule staminali non vuoi dire uccidere un essere vivente. E quindi non sarebbe un problema dal punto di vista etico.
La parte più difficile dell’esperimento -riattivare il gene Cdx2 prima di utilizzare le staminali per la cura di un paziente- non è però ancora riuscita ai due scienziati del Mit. I quali avevano suggerito la strada dell’embrione “modificato” anche nel recente rapporto sulle vie alternative per ottenere cellule staminali redatto dal Consiglio di bioetica della Casa Bianca.
Anche la seconda tecnica, più squisitamente innovativa dal punto di vista scientifico, è stata sperimentata sui topi.
Da un embrione normale appena fecondato è stata prelevata una delle otto cellule che lo componevano. Era già noto che anche con sette cellule il piccolo roditore riesce a svilupparsi normalmente.
La novità che è riuscita a Robert Lanza e ai suoi colleghi della Advanced Cd Technology — l’azienda privata che per prima annunciò la donazione di un embrione umano nel novembre 2001 — consiste nel riuscire a far moltiplicare più e più volte questa unica cellula. Nei loro laboratori di Worcester sono state create dodici linee diverse di cellule staminali pronte per essere usate.
Se questa pratica sulla quale stavano lavorando già diversi laboratori nel mondo dovesse riuscire anche nell’uomo, avremmo una strada veramente risolutiva. Da un lato l’embrione potrebbe continuare indisturbato il suo sviluppo. Dall’altro l’unica staminale prelevata prolifererebbe in laboratorio producendo un gruzzolo di cellule pronte per essere usate nella terapia. Il prelievo della singola cellula, fra l’altro, viene già effettuato normalmente nella diagnosi pre-impianto. Questo esame, usato dopo la fecondazione artificiale, permette di controllare che l’embrione scelto per andare avanti nella gravidanza sia esente da malattie genetiche.
I due metodi — sostiene Meissner — potranno essere usati per produrre cellule staminali pluripotenti soddisfacendo alle obiezioni etiche, politiche o religiose avanzate dai gruppi che si oppongono ai metodi usati correntemente nella ricerca delle cellule staminali».