STAMINALI, L’EQUIVOCO NON SI SCIOGLIE

In vista del Consiglio europeo per la competitività di lunedì prossimo il ministro dell’Università e della Ricerca, Fabio Mussi, scrive al suo collega tedesco, Annette Schavan, per cercare «una proposta condivisa di Germania ed Italia», sul problema della definizione degli embrioni cosiddetti “non impiantabili”.

È una delle prime ripercussioni europee del dibattito che mercoledì si è concluso al Senato con l’approvazione di una risoluzione dell’Unione, che impegna il governo a sostenere, sotto il profilo finanziario, ricerche che non implichino la distruzione di embrioni, ma che al tempo stesso apre al sostegno economico comunitario della ricerca sugli embrioni considerati non più in grado di riprodursi. Mussi nella sua lettera al ministro dell’Educazione e della Ricerca di Berlino annuncia che la posizione che l’Italia assumerà «si ispirerà al criterio dell’emendamento Niebler, per individuare una data oltre la quale gli embrioni soprannumerari crioconservati non sono più impiantabili e quindi possono essere resi disponibili per la ricerca».

Dunque, secondo 11 ministro, da parte italiana c’è disponibilità a cercare una soluzione condivisibile sulla cosiddetta “cut off date”, cioè sul riferimento temporale in base al quale gli embrioni crioconservati prima di quella data siano considerati non più impiantabili. Il ministro si augura che si possa presentare agli alti Paesi membri «una proposta condivisa di Germania ed Italia», per favorire un compromesso che consenta di approvare il programma quadro. In precedenza, parlando alla associazione “Luca Coscioni”, Mussi ha sostenuto che mercoledì scorso a Palazzo Madama è stato fatto «un passo in avanti importante: il fatto che lunedì non ci sia più il blocco di minoranza dopo il ritiro della firma da parte dell’Italia consente una discussione più libera e aperta».

Secondo il ministro, sulla base della risoluzione approvata, “obiettivo dell’Italia è spingere per i finanziamenti alla ricerca sulle staminali adulte ma anche sulle staminali embrionali per esempio ottenute da ovociti non fecondati”. Uno dei principali artefici della redazione del documento dell’Unione approvato a Palazzo Madama, la dl Paola Binetti, in un articolo sul quotidiano del partito, Europa, sottolinea che intento di quella risoluzione è «il pieno rispetto della vita umana, fin dal suo concepimento, rifiutando ogni iniziativa sia pure scientifica volta alla distruzione degli embrioni». In sostanza il Parlamento avrebbe impegnato Mussi, a «fare un passo avanti in difesa della vita».

L’ex presidente di Scienza&Vita puntualizza che quando si pensa a verificare «la impiantabilità dell’ embrione, non si pensa a ricerche su quelli umani», ma a ricerche che abbiano un indispensabile momento di verifica nel passaggio sulla sperimentazione animale. L’Udc Luca Volonté prende per buona l’interpretazione data dalla senatrice dl della risoluzione, «dimostrata anche dal suo non voto», ma registra che l’ultima esternazione del ministro dell’Università va in senso contrario. Tuttavia il capogruppo alla Camera dello scudocrociato fa il tifo per “l’embrione e la Binetti”, e si appella a Prodi, «affinché nel VII programma quadro garantisca il voto contrario dell’Italia a qualunque ricerca che implichi l’uso di embrioni umani».

Il giudizio è così rinviato a due giorni dopo il Consiglio, al question time con Prodi, mercoledì, per svelare se c’è stata coerenza con la legge 40 e se «si è votato contro la soppressione sperimentale di embrioni o invece se c’è in atto con successo un tentativo di omologazione anti-vita da parte di alcuni partiti dell’Unione». Anche Antonio Palmieri di Forza Italia, invita il premier a sciogliere «ogni ambiguità» sulla risoluzione nel senso della interpretazione data dalla Binetti. È invece del tutto critico l’europarlamentare di Forza Italia, Mario Mantovani: Mussi ha imposto le sue convinzioni, così «si conferma l’inutile presenza dei cattolici cosiddetti adulti nell’Ulivo».

E per An Riccardo Pedrizzi lamenta che lunedì «non esisterà più quella minoranza di blocco resa possibile con la firma dell’Italia alla dichiarazione etica», rendendo così possibile «trasformare l’uomo in cavia», anche con i soldi dei contribuenti italiani che con il referendum hanno detto sì alla legge 40. E per l’udc Carlo Giovanardi «il tanto decantato compromesso è stato soltanto funzionale a tenere unito il centrosinistra».