Staminali: le ragioni della ricerca

di Elena Cattaneo
Le staminali embrionali contengono tutti i segreti per generare qualsiasi cellula del nostro organismo. E possono aiutarci a capire cosa accade quando le nostre cellule si ammalano

La scienza può rinunciare alla ricerca sulle cellule staminali embrionali? La risposta è no e cerco di spiegarne le ragioni. Prima però è indispensabile mettere a fuoco alcuni punti fermi. Prima premessa: in Italia è permesso studiare sulle cellule staminali embrionali derivate all’estero, perché – come rilevato da fior di giuristi – nessuna norma (neanche la legge 40/2004) vieta la ricerca su queste cellule che “embrione” non sono più . Seconda premessa: in qualunque ambito della scienza “poter studiare” non significa “poter garantire a priori risultati certi”. Sicuramente, però, “poter studiare” significa costruire conoscenza seguendo il metodo scientifico. Resta che l’ampliamento delle conoscenze è la più solida base per garantire una migliore salute di domani.

Per questo è antiscientifico voler chiudere gli studi sulle embrionali perché “non hanno ancora direttamente curato niente”. Per riuscire a curare dobbiamo prima conoscere quel nuovo continente ci si è oggi spalancato davanti che offre possibilità di conoscenza straordinarie e prima neanche immaginabili. Sarebbe tradire la missione dello scienziato non studiare (anche) le embrionali che ci possono dischiudere i segreti e dare la conoscenza di base indispensabile per nuove terapie. Terza premessa: come è difficile dire a priori che un progetto di ricerca ancora da realizzare non serve a nulla, così è sciocco dire che su un campo tanto nuovo come quello delle staminali sappiamo già a sufficienza da non volerne sapere di più. Al riguardo un esempio: sulle staminali adulte della pelle si è conseguito un traguardo clinico grandioso.

Trapiantando pelle prodotta in laboratorio derivata da staminali adulte dell’epidermide si riesce a salvare la vita ai grandi ustionati. Ma Yann Barrandon dell’ Università di Losanna, scienziato di fama mondiale, ricorda che l’attuale trapianto salva si la vita, ma ai pazienti va data una vita migliore. La pelle prodotta partendo dalle staminali adulte crea problemi (mancano ghiandole, follicoli piliferi, ecc.). Forse lavorando anche sulle staminali embrionali potremo imparare a produrre una pelle migliore, più fisiologica. Quarta premessa: non ha senso, per uno scienziato, mettersi a “fare classifiche”, come se ci fosse una gara, per stabilire quali staminali siano “più curative” – se le adulte o le embrionali. Sarebbe come chiedersi se siano meglio le mani o i piedi: dipende infatti da che cosa si deve fare, perché è difficile camminare con le mani e mangiare coi piedi.

Analogamente: un farmaco utile in tanti casi non è, di per sé, “migliore” di un altro che ha una sola specifica applicazione! Da quanto detto si può concludere che non vanno poste barriere o paletti in modo aprioristico: la ricerca va fatta in tutte le direzioni. Per le leucemie sembra più valida la strada delle adulte che, trapiantate dopo chemioterapia, sono, in molti casi, dei trattamenti salva-vita. Sul fronte delle embrionali il nostro gruppo di Milano – assieme a quello di Austin Smith – è riuscito a trasformare le staminali embrionali in una popolazione omogenea di cellule staminali cerebrali, come mai si era ottenuta prima: è una popolazione che si propaga stabilmente ed in grado di generare un elevatissimo numero di neuroni e che non hanno mai generato tumori. Non solo, con questo nuovo protocollo siamo riusciti in laboratorio a catturare direttamente ed espandere stabilmente le rare staminali cerebrali (adulte) presenti in vivo.

Un altro esempio di come la ricerca sulle embrionali favorisca la ricerca sulle adulte. Non posso qui elencare le altre ricerche in corso che sono interessanti sul piano terapeutico. Ma se anche il trapianto di staminali embrionali non curasse mai nessuna patologia, che cosa cambierebbe? Le staminali embrionali sono un tale straordinario strumento di conoscenza che la ricerca sarebbe comunque giustificata. Quello che le rende davvero speciali è che esse contengono tutti i segreti per generare qualsiasi tipo di cellula del nostro organismo. Significa che esse possono aiutarci anche a capire cosa succede quando le nostre cellule sì ammalano. Noi vogliamo utilizzare le staminali embrionali umane per capire come il gene responsabile della malattia di Huntington possa “fingere” di essere sano proprio nelle cellule embrionali per poi invece scatenare la malattia in epoca adulta.

Forse, il segreto per la cura dell’Huntington, sta proprio lì. Non possiamo saperlo a priori, ma non possiamo neanche rinunciare ad una opportunità di conoscenza così straordinaria: può darsi, inoltre, che le staminali embrionali ci aiutino anche trovare nuovi bersagli terapeutici, a sviluppare nuovi farmaci ed anche a far progredire studi di tossicologia. Ecco perchè la ricerca a 360° non deve fermarsi. Purtroppo. in Italia sono (o dovrebbero essere) stati erogati 7,5 milioni di Euro solo per le staminali adulte. In Europa, su 80 progetti approvati, solo otto riguardavano ricerche sulle embrionali: speriamo proprio che la situazione cambi perchè la scienza non può aspettare né essere fermata da pregiudizi ideologici.
Dipartimento dì Scienze Farmacologiche Università dagli Studi di Milano