Staminali Generatrici di Insulina

Il Messaggero
Antonio Caperna

LA RICERCA

La ricerca sulle cellule staminali nel diabete è arrivata a contare i successi. Dopo alcuni anni di entusiasmi e altrettante delusioni, si è ormai in grado di differenziare, in meno di un mese, cellule staminali pluripotenti produttrici di insulina. Un obiettivo raggiunto per la Giornata mondiale del diabete che si dividerà tra sabato e domenica prossimi (www.giornatadeldiabete.it).

L’INTERVENTO

Per la prima volta, nel 2014, è stata approvata dall’Agenzia del farmaco statunitense una terapia che utilizza queste cellule in pazienti diabetici di tipo 1. Due i punti forti di questa ricerca: ottenere cellule produttrici di insulina in modi validi, per poter essere impiantate in un diabetico e, soprattutto, senza immunosoppressione. Le cellule vengono impiantate nel sottocute della schiena. E’ uno studio di fase 1 (su 4 pazienti) al quale seguirà una fase 2 (su 28 pazienti) ed è mirato a dimostrare la sicurezza della tecnica. Le staminali pluripotenti usate per questa sperimentazione sono embrionali.

«Il progetto è stato già approvato in Europa. Appena verranno definiti gli aspetti regolatori, saremo in grado di partire con una decina di pazienti», spiega Lorenzo Piemonti, coordinatore del Gruppo di studio della Società italiana di diabetologia “Medicina rigenerativa in diabetologia”, e co-direttore del programma di ricerca “Trapianto di isole pancreatiche” al San Raffaele di Milano. Un altro filone sperimentale interessa le staminali “riprogrammate”, che permette di superare i problemi etici, non si parte da una cellula embrionale ma da una matura. Che, in un secondo tempo si differenzia secondo le richieste della ricerca. «A livello teorico qualsiasi tessuto potrebbe essere ricostruito in questa maniera. In qualunque parte del corpo vengano impiantate le isole pancreatiche rilasciano insulina», aggiunge Piemonti.

L’ORIZZONTE

Si tratta di un primo importante passo verso lo sviluppo del “BioHub”, un mini organo bioingegnerizzato che imita il pancreas naturale, per ripristinare la produzione di insulina nei pazienti con diabete di tipo 1. Novità di cui i pazienti sono sempre alla ricerca in particolare online, come è stato ricordato ieri a Roma, nel corso di un incontro sulla capacità dei pazienti a seguire le cure in modo corretto. «Per arrivare all’obiettivo dobbiamo rendere i pazienti consapevoli, quindi collaborativi – spiega Agostino Consoli, endocrinologo all’università di Chieti Pescara – a volte la “colpa” dell’abbandono delle cure va ricercata nel farmaco stesso. Ma se è a somministrazione orale, una sola volta al giorno, con un buon profilo di sicurezza e tollerabilità come sitagliptin, la vita è più facile per il paziente e anche per il medico».

In Italia solo una persona con diabete su 10 ha accesso alle incretine, farmaci innovativi più pratici e con meno effetti collaterali rispetto ai tradizionali. A testimoniarlo, l’ultimo rapporto dell’Osservatorio diabete. «Diversamente da altri Paesi europei – denuncia Andrea Giaccari, professore di Endocrinologia alla Cattolica di Roma – da noi vengono ancora prescritti con molta difficoltà».