Sperimentazione animale: Maria Antonietta Farina Coscioni e Maria Giovanna Devetag rispondono

Sperimentazione animale e libertà di ricerca scientifica: in che modo secondo lei queste due affermazioni si avvicinano o si allontanano dalla sua linea di pensiero?

Le due cose sono in relazione l’una con l’altra in modo molto semplice, direi quasi banale. E’ ovvio che la libertà di ricerca scientifica non possa essere un valore assoluto cui tutto il resto debba venire subordinato, altrimenti non si vede perché non dovremmo potere sperimentare anche su esseri umani senza il loro consenso: la sola ipotesi giustamente ci ripugna perché in tal caso opponiamo alla libertà di ricerca un sacrosanto vincolo morale. Lo stesso vincolo morale ci deve imporre il veto di disporre per i nostri scopi delle vite di altri esseri senzienti, capaci come noi di percepire non solo dolore fisico, ma anche una vasta gamma di stati psichici come stress, angoscia, paura, noia, ecc. Il fatto che appartengano a una specie diversa non li rende per questo meno meritevoli di considerazione morale. Chi fa paragoni inappropriati con la ricerca sugli embrioni non sa di cosa parla. L’embrione non si può definire senziente, mentre gli animali sì. Aggiungiamo a quest’argomentazione di tipo morale quelle di carattere scientifico mosse da numerosi scienziati e ricercatori che in tutto il mondo contestano la validità del modello animale in campi come i test di tossicità e la farmacologia.

Viene il dubbio che chi, tra queste due affermazioni, sceglie la seconda per giustificare la prima lo faccia per aggirare il vero nodo della questione: vale a dire, se l’uomo abbia davvero il diritto di disporre a suo piacimento dell’altrui vita senziente.

In un’ottica “antropocentrica” il fine giustifica i mezzi?

Nel caso degli animali non umani purtroppo sì. Qualsiasi fine, anche il più futile, sembra giustificare la loro tortura e uccisione. Miliardi di animali ogni anno sono uccisi per farne cibo, per testare cosmetici e farmaci, per ricavarne pellicce, scarpe e altri accessori. Questo sterminio di proporzioni gigantesche ha l’aggravante della non-necessità. E noi, da radicali nonviolenti, sappiamo bene che non è il fine che giustifica i mezzi, ma al contrario, sono i mezzi che prefigurano i fini.

Come si inserisce la sua visione antispecista all’interno della situazione politica odierna? Il governo come sta agendo a riguardo?

L’antispecismo al momento non trova spazio nella politica. A parte alcuni cenni alla necessità di porre fine all’antropocentrismo nel programma di Sinistra, Ecologia e Libertà, e a parte noi che siamo appena nati, l’antispecismo è tuttora visto dalla politica con estremo sospetto. La questione dei diritti animali è rappresentata e portata avanti quasi esclusivamente in un’ottica protezionista e comunque in misura minoritaria. L’interesse dell’opinione pubblica verso le tematiche animaliste e antispeciste, comunque, sta crescendo molto rapidamente e questo ci fa essere cautamente ottimisti.

Visioni Speciste e Antispeciste, nella situazione odierna è possibile secondo lei raggiungere un punto di incontro?

Secondo me ci sono molti punti di incontro nella situazione odierna se uno considera lo specismo nella sua versione “debole”. Cerco di spiegarmi meglio: attribuire alla vita umana un valore maggiore del valore attribuito alla vita degli altri animali è un assunto specista. Ciò non impedisce, però, di ritenere profondamente ingiusto anteporre un interesse umano futile (il piacere del palato o la vanità) a un interesse non umano fondamentale come la vita. Di conseguenza, si può essere specisti e tuttavia ritenere ingiusto uccidere animali per testare cosmetici o per sport.

È giusto secondo lei riconoscere agli animali non umani diritti validi all’interno delle comunità umane?

Il diritto di un animale non umano alla vita e il diritto a non soffrire non dovrebbero essere concessi o negati arbitrariamente da nessuno: esistono nell’animale nel momento stesso della sua venuta al mondo. Per assicurare all’animale una vita consona alla sua natura etologica non è necessario concedere nulla di più.

In conclusione, secondo lei esiste una soluzione per accontentare tutti?

Se per tutti intende animali umani e non, la soluzione esiste ed è la costruzione di una società autenticamente nonviolenta e quindi antispecista.