Sperimentazione animale: le opinioni, i fatti, le cure

Sole24ore
G. Corbellini, E. Dejana

In merito all’articolo di cui  all’oggetto, recentemente  pubblicato da Il Sole 24 Ore, è  innegabile che le opinioni siano  opinioni e come tali vadano rispettate  e che tutti, indistintamente, abbiano  il diritto di esprimere le proprie.  Tuttavia la veemenza con cui i firmatari  dell’articolo trattano l’argomento mi fa  tornare alla mente la “levata di scudi”  a cui quasi costantemente si è assistito  di fronte alle novità che hanno  rivoluzionato il mondo scientifico  nel corso dei secoli. Un esempio per  tutti: il dott. Semmelweis, che un paio  di secoli or sono per primo identificò  nell`uso del NON lavarsi le mani prima  di assistere una partoriente la fonte  di mortali infezioni, venne ostracizzato  dalla comunità scientifica che riteneva  indegno e contrario a consuetudini  radicate da secoli il solo pensare  di “lavarsi le mani”. E in ambiti diversi  dalla medicina, che dire di Galileo? Ciò  che è consuetudine è sempre stato per  l`uomo vero e affidabile e le mutazioni,  vere promotrici del progresso  scientifico, sono state spesso additate  quali pericolose e dannose.  Tra í “fanatici”, aggettivo che ricorre  di Gilberto Corbellini  e Elisabetta Dejana   nell`articolo di cui all`oggetto e con cui  gli autori omaggiano gli “animalisti”,  vi sono sicuramente ricercatori, medici,  veterinari, persone e studiosi in grado  di sostenere le proprie opinioni  con cognizione di causa.  Mi permetto, al proposito, di dare  un solo suggerimento ai firmatari  dell`articolo: leggere almeno, proprio  su una delle riviste da loro stessi citate,  l`eccellente Nature, un lavoro  pubblicato nel settembre u.s.  da ricercatori anglosassoni i quali  hanno ottenuto lo sviluppo, da cellule  staminali pluripotenti umane,  di sistemi organoidi cerebrali  tridimensionali. Un risultato  spettacolare e fondamentale per  lo studio delle malattie cerebrali  umane. Gli autori stessi sostengono  che ottenere modelli in vitro  del cervello umano sia l`unico modo  per studiare e capire questo splendido  organo, così dissimile da quello degli  animali (ref: Nature ,19 settembre 2013  vol 5o1, pag. 373) Anche altri sistemi  cellulari tridimensionali sono stati già  approntati in vitro, ad esempio modelli  di intestino, retina etc. Credo sia  opportuno che tutti ci rendiamo conto   che una nuova era si sta appalesando.  Ai tempi di Aristotele e verosimilmente  fino a qualche tempo fa, lo studio  su animali era uno ancora uno dei pochi  mezzi a disposizione. Ma pensare che  al giorno d`oggi questo sia ancora tutto  ciò su cui possiamo fare affidamento  ritengo sia non solo anacronistico  ma realmente dannoso. Le valvole  cardiache prese da animali, i trapianti  d`organo corredati dalla terribile  terapia immunosoppressiva che  gli sfortunati malati sono costretti  ad assumere, le malattie su base  genetica, terribili e devastanti  e innumerevoli altre condizioni  patologiche si apprestano a divenire  retaggi di un passato in cui la  bioingegneria, le conoscenze della  genetica, la biologia molecolare non  erano ancora disponibili per supportare  l`ancestrale anelito dell`uomo ad una  condizione in cui la sofferenza  sia ridotta al minimo possibile. Non vi è  dubbio che l`uso degli animali diverrà  analogo al ricordo che abbiamo  dei giochi equestri al Colosseo: retaggio  di tempo passato ed uso non più  consono alla coscienza attuale.  dr. Luisa Mirone  

Ringraziamo la gentile lettrice per  i suoi commenti. Se è innegabile  che le “opinioni sono opinioni”,  è ancor più sicuro che le opinioni  sono diverse dai fatti. Come già sottolineato  nel nostro articolo, la gran parte dei  cosiddetti metodi alternativi è stato  introdotto dagli stessi ricercatori che al  momento usano e hanno usato anche  modelli animali. Come esempio possiamo  prendere proprio l`articolo che cita, apparso  su «Nature», sul lavoro fatto da un gruppo di  ricercatori austriaci e inglesi che in parallelo  usa e studia il cervello dei topi inducendone,  inevitabilmente, il sacrificio (leggere un  recente lavoro dello stesso gruppo su  «Neuron», volume 79, pag. 254, e quasi tutti i  loro lavori precedenti). Senza le conoscenze  maturate sui roditori non avrebbero mai  potuto sviluppare il modello descritto.  Questi sono fatti, non opinioni.  Per quanto riguarda í richiami  a Semmelweiss e Aristotele, se la dottoressa  si documentasse scoprirebbe come stanno le  cose in merito agli sviluppi della  sperimentazione medica, agli avanzamenti  scientifici resi possibili dalla  sperimentazione animale e all`evoluzione  degli argomenti filosofici che mettono in  discussione questa procedura sotto il profilo etico. Qualcosa può leggere nel  libro a cura di Gilberto Corbellini, Storia della  sperimentazione in biologia e medicina  (Istituto dell`Enciclopedia Treccani).  È singolare che si accusi proprio chi ha  sviluppato e usa nuovi metodi, di non essere  aperto al nuovo. O che si ricordino  le vicende di Galileo odi Semmelweiss,  per avvallare, a prescindere, qualunque cosa  qualcuno “crede” sia nuova. Chi ha  dei fatti da portare a supporto delle proprie  teorie, non si appella ai casi in cui  una novità è stata negata o ritardata  da pregiudizi. Si dà il caso che in merito  alla sperimentazione animale chi è chiuso  dogmaticamente alle novità e prospettive di  miglioramenti futuri sono proprio  gli animalisti più fanatici. Ribadiamo,  quindi, che non secondo la nostra opinione,  ma nei fatti, i metodi alternativi sono già  usati e sviluppati nella maggioranza degli  istituti di ricerca. La ricerca sperimentale  di ED fa uso di topi, ma anche di strumenti  bioinformatici, genetica, lieviti, cellule  in “cultura” e sistemi di genomica  e proteomica. L`uso dei roditori, al di là degli  aspetti etici, comporta dei costi  molto alti e vi si ricorre solo quando  è indispensabile. Infatti, i ceppi di topi usati  sono altamente selezionati e richiedono  ambienti controllati e privi di patogeni.  Anche se, proprio per questi motivi, negli  ultimi anni il numero dei topi utilizzati in  ricerca si è ridotto quasi alla metà,  purtroppo non è ancora possibile sostituirli   con sistemi artificiali. Non è possibile  riprodurre malattie generiche ricostruendo  un organo in vitro; non è possibile  riprodurre la crescita e la disseminazione  metastatica dei tumori; non è possibile  artificialmente riprodurre malattie come la  distrofia muscolare o la cavernosi cerebrale.  Ce la faremo in futuro? Non lo sappiamo, ma  sicuramente occorreranno moltissimo  lavoro ancora e anni di sforzi.  Quindi lo si dica: dobbiamo rallentare  la ricerca su malattie importanti come  il cancro o l`infarto o malattie genetiche  come la distrofia di Duchenne o la cavernosi  cerebrale perché vogliamo abolire l`uso dei  topolini? Cosa direbbero – ma lo sappiamo le  persone con un figlio ammalato di  leucemia o portatore di una malattia  genetica grave, se comunicassimo loro che  la ricerca di una terapia efficace sarà  rimandata al momento in cui si potrà  riprodurre in vitro la malattia? È necessario e  sensato dialogare su questi temi, ma ci si  deve ascoltare per capire le ragioni di tutti.  Così hanno fatto gli agguerritissimi  animalisti inglesi o tedeschi, con ricercatori  e politici della comunità europea e da questo  dialogo è derivata la attuale normativa a cui  noi ricercatori ci atteniamo già da tempo.  Infatti, il punto che si sollevava nell`articolo  era la critica a norme restrittive e non  giustificate che non solo  non eliminano l`uso degli animali e non  ne limitano le sofferenze ma addirittura le  aumentano rallentando l`attività di ricerca