“Soffri troppo”, e la uccide in ospedale

di Maurizio Bologni

L’ultimo gesto d’affetto è una carezza sul viso all’anziana moglie, 82 anni, malata terminale in un letto di ospedale. Poi le copre il viso con un asciugamano. Tira fuori la pistola. E spara. Un primo colpo in testa. Dopo poche decine di secondi altri due spari, in faccia e al cuore, per porre fine ad un’agonia lunga.

Orrore, ieri pomeriggio intorno alle cinque, all’ospedale «Misericordia è Dolce» di Prato, in una camera del reparto di medicina generale dove sono ricoverate altre cinque donne. Che gridano. «Scusate, ma non ce la facevo più a vederla soffrire, l’ho fatto perché l’amayo» si. giustifica con !’infermiera che accorre dopo il primo sparo e non può impedire che l’anziano finisca la moglie con altre due rivoltellate.

Mara Tani era originaria di Gorizia. Suo marito, Vitangelo Bini, di cinque anni più giovane, aveva lavorato come vigile urbano a Firenze. Vivevano assieme a Prato. Li ricordano come una coppia squisita. Hanno due figli, un maschio sottufficiale in polizia e una femmina vigile urbano. Mara si era ammalata nel 1999 di Alzheimer. La malattia l’aveva consumata giorno dopo giorno, anno dopo anno, uno stillicidio atroce. Ormai era alla fine. Quattro giorni fa era entrata in ospedale, ricoverata al terzo piano nel reparto di medicina generale diretto da Mario Lomi. Lì ieri pomeriggio l’ha raggiunta il marito. Deciso a chiudere una storia d’amore afflitta da otto anni di sofferenza.

Lo hanno fatto entrare fuori dall’orario delle visite, come si fa con i familiari di malati terminali. Nella stanza solo altre cinque degenti, due molto gravi. Lui rimane qualche minuto seduto al capezzale della moglie. Poi l’accarezza, le copre il volto, tira fuori e usa la pistola a tamburo che detiene regolarmente. Un solo colpo alla testa. Poi posa la pistola sul comodino. E chiama la polizia col telefono portatile. Ma l’anziana moglie non è ancora morta, rantola. E quando sulla porta della camera compare un’infermiera, richiamata dal colpo di pistola e dalle urla delle altre pazienti, lui riprende la pistola e spara ancora alla moglie. Un altro colpo alla testa, una terza rivoltellata al cuore.

Un minuto dopo il primo sparo nella camera entrano anche la caposala e poi due agenti di una volante, che si trovano in ospedale per il disbrigo di alcune pratiche. A loro l’anziano ripete la sua disperazione. Lo fa anche più tardi con gli uomini della squadra mobile e della polizia scientifica che lo arrestano e sequestrano l’arma.

«Soffriva troppo, non potevo vederla in quello stato».