Siete pronti per la cannabis kosher?

Huffington Post
Marco Perduca

A ulteriore riprova che il mondo va a rovescio, e non da ieri, son oltre 50 anni che alcune delle piante medicinali millenari più efficaci, specie nella cura del dolore, sono vittime di un regime di strettissimo controllo internazionale che ne limita talmente tanto la produzione e distribuzione che solo il 15% della popolazione mondiale riesce a farne uso senza troppi problemi legali.

Per quanto qualcosa stia iniziando a cambiare, anche grazie alle decisioni prese alla XXX sessione speciale dell’Assemblea Generale dell’ONU dedicata alle “droghe”, nella lista delle medicine essenziali stilata dall’Organizzazione Mondiale della Salute, figura l’oppio ma non la cannabis. Un’assenza ancor più stupefacente se si pensa che in decine di paesi, e in particolare in 23 dei 50 Stati degli USA, la cosiddetta marijuana terapeutica è ormai una realtà da oltre 15 anni per oltre 1.1 milioni di pazienti.

Le proprietà mediche del tetraidrocannabinolo e del cannabidiolo, i principio attivi della cannabis, son state scoperte in Israele dal chimico e biologo Raphael Mechoulam nella metà degli anni Sessanta. Da allora lo stato ebraico ha investito molto in ricerca scientifica e nel 1999 ha legalizzato l’uso terapeutico della cannabis. In modo molto prammatico, la ricerca in Israele viene finanziata a portata avanti per scoprire nuovi possbili impieghi terapeutici della pianta e non, come per anni è accaduto altrove, per dimostrarne gli effetti negativi.

Al progresso scientifico in Israele ha fatto seguito, anche in questo campo, quello tecnologico e oggi lo Stato ebraico è all’avanguardia mondiale per ottimizzare la produzione delle piante e per promuovere l’uso terapeutico della cannabis in una crescente offerta terapeutica. Nel 215 il numero dei pazienti registrati era di 22mila e, per non creare disparità e non influenzare negativamente la competitività tra i produttori, il Ministero della Salute è passato da un sistema totalmente gratuito a un programma per cui applica un “ticket” forfettario annuale di 100 dollari USA per paziente.

Israele è oggi all’avanguardia nel mondo per la cannabis per tutto ciò che attiene le colture in serra, la “raffinazione” di derivati, molti degli utensili necessari per assumere la sostanza nel modo più efficace possibile. L’intraprendenza degli imprenditori canapari israeliani ha trovato il suo culmine nella primavera del 2015 con la prima fiera Cannatech che ha riunito esperti e operatori di tutti i settori relativi al “pianeta cannabis”.

Non si sarebbe in Israele se non ci si fosse posti il problema di offrire agli utenti un prodotto che fosse anche kosher, elaborato seguendo una serie di obblighi che devono esser certificati da un’apposita commissione rabbinica.

Se coltivata in Israele, secondo la provvisioni della shmita – come l’uomo al settimo giorno, anche la terra dave riposare ogni sette anni deve riposare – la cannabis è automaticamente kosher, se coltivata fuori dallo Stato ebraico la shmita non vale e quindi occorre lo hechsher l’approvazione di coltivazione kosher.

Mai nessuno si era posto il problema di calare anche la cannabis nelle necessarie certificazioni relative a cibo e bibite. La cannabis generalmente si fumava, e per questo il problema in Israele non si poneva – nelle parole di un rabbino al quotidiano Haaretz la “cannabis non è non-kosher” -, ma quando la pianta viene utilizzata per produrre derivati che possono anche includere l’ingestione, allora occorre seguire un preciso protocollo che non preveda l’uso di pesticidi, la possibile presenza di insetti, l’utilizzo di ingredienti impuri, di attrezzature dedicate e eccetera eccetera.

Ora se in Israele la kasherut accompagna la vita della stragrande maggioranza degli israeliani, nel secondo stato al mondo per presenza di persone di origine ebraica dopo Israele, gli Stati Uniti, e in particolare lo stato di New York, certe regole son sì presenti ma non necessariamente vengon in mente per consumi fuori dalla tradizione. Per ovviare a tutto ciò la società Vireo Health di New York – uno dei cinque produttori autorizzati dallo stato di New York per la cannabis terapeutica – ha deciso di richiedere alla Orothodox Union la certificazione dei suoi prodotti a base di cannabis. Dall’inizio del 2016, la Vireo produrrả cartucce per vaporizzatori, oli e pastiglie a base di cannabis tutte debitamente certificate.

Secondo Ari Hoffnung, direttore della Vireo “oltre a poter offrire i prodotti alla più grossa comunità ebraica degli USA, la certificazione servirà anche a togliere lo stigma che ancora accompagna la cannabis medica“.

La certificazione è molto laboriosa perché avviene nella fase di essiccaggio della pianta e occorre che tutti i prodotti che vengon utilizzati per estrarre i vari principi attivi siano a norma di legge kosher. Molto prammaticamente, le leggi della certificazione kosher non riguardano i farmaci salvavita ma a oggi la cannabis non è tra questi.

Secondo le stime della Ackrell Capital, nel 2016 il business USA relativo alla cannabis per fini medici e non dovrebbe salire a 5.7 miliardi di dollari dai 4.4 di quest’anno. Per quanto i consigli rabbinici statunitensi non ritengano di dover certificare come kosherla marijuana non medica, chi primo arriverà a guadagnare il bollino della OU per quella terapeutica sicuramente si piazzerà in certe “nicchie” in modo privilegiato.

In occasione del conferimento della certificazione il Rabbino Menachem Genack, direttore della Orthodox Union ha affermato d’esser “lieto di concedere la certificazione per prodotti di cannabis medica sviluppati per alleviare il dolore e la sofferenza in conformità con la legge dello Stato di New York sulle cure compassionevoli”, ricordando come per “l’ebraismo la salute sia una priorità” e che quindi “incoraggia l’uso della medicina per migliorare la salute o ridurre il dolore. Utilizzando prodotti di cannabis medica consigliati da un medico non dovrebbe essere considerato come un chet, un atto peccaminoso, ma piuttosto come un mitzvah, un imperativo, un comandamento“. Ci sarà qualche prete o imam pronto ad affermare altrettanto?