Sfida al governo: “Maternità solidale garantita per legge”

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La proposta di Associazione Luca Coscioni, Associazione radicale Certi Diritti, CGIL Nuovi Diritti e Famiglie Arcobaleno. Ferma l’opposizione di ambienti cattolici e femministi

Si chiama maternità solidale. È la gestazione per altri senza alcun compenso, la nuova battaglia civile che sarà combattuta nei tribunali dall’Associazione Luca Coscioni, Associazione radicale Certi diritti, Ufficio Nuovi diritti della Cgil e Famiglie Arcobaleno. E incontrerà la ferma opposizione degli ambienti cattolici e di una parte del femminismo.

Una donna italiana ha quasi trovato un’altra donna disposta a offrirsi per farla diventare mamma e migliaia di altre non vedono l’ora di potersi trovare nella stessa situazione. In totale si calcola che ci siano oltre diecimila donne che potrebbero usufruirne. Sono quelle che hanno malattie come l’endometriosi, malformazioni all’utero e altre patologie. In quest’Italia in declino demografico, dove i figli sono sempre più un lusso, queste diecimila donne sarebbero pronte a lottare per averne uno e hanno una sola possibilità: chiedere aiuto ad un’altra donna, ma la legge non lo consente. È vietata alle coppie omosessuali ed è vietata alle donne con problemi di salute.

L’Associazione Luca Coscioni ha presentato a metà giugno durante un convegno organizzato dalla Cgil una proposta di legge. “Vogliamo offrire garanzie e tutele a tutti coloro che hanno bisogno di queste tecniche, non devono iniziare un percorso nell’assoluta incertezza”, spiega Filomena Gallo, avvocata dell’Associazione Luca Coscioni

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Maternità solidale: le storie

 ➡  Roma: “continuerò a lottare per le altre”

Anna Sanna vive a Roma, ha la sindrome di Mayer Roktinsky Kuster. È una patologia rara e con conseguenze serie. “Non ho il collo dell’utero – spiega – e diversi altri problemi. Avere una gravidanza è impossibile”. Molte persone in questi anni le hanno detto che potrebbe adottare un bambino. Anna Sanna sorride: “Lavoro con i bambini da oltre quindici anni. Lavoro con contratti co.co.pro oppure con consulenze. Ho un reddito, una famiglia disposta ad aiutarmi e un compagno con un lavoro. Nella mia vita professionale ho spesso a che fare con situazioni complesse, con bambini autistici o con altre problematiche. Eppure quando ho tentato di percorrere la strada dell’adozione mi sono sentita dire che non sono considerata non affidabile, in particolare dal punto di vista economico. Non ho abbastanza soldi per andare all’estero, nei Paesi dove la maternità surrogata è possibile. Per avere un figlio con i miei oviciti mi resta solo la speranza della gestazione per altri in Italia ma vorrei che si arrivasse in tempi rapidi a una legge. Ho 41 anni, so che la mia sindrome non mi lascerà molto tempo prima di andare in menopausa, precludendomi anche quest’ultima strada. Se non dovessi riuscirci, però, continuerò comunque a lottare per le donne più giovani di me.

 ➡  Terni: “C’è una donna disposta ad aiutarmi”

Maria Sole Giardini ha 35 anni,un lavoro part-time in un call center, una vita a Terni con il marito ingegnere e il desiderio di un figlio che ora ha deciso di realizzare sfidando i divieti delle leggi italiane. “Sono nata con una sindrome rara, ho un abbozzo di utero. L’unica possibilità che mi è rimasta è la maternità surrogata, sono fertile produco ovociti, cerco la culla di un’altra donna disposta a portarli per nove mesi. Ho lanciato un appello alle donne. Alcune erano disponibili ma non avevano i requisiti necessari. Ora c’è un’altra donna con cui sono in contatto, sempre italiana. Stiamo verificando che ci siano tutte le condizioni per una maternità solidale secondo la proposta di legge presentata a metà giugno. Quando tutto sarà pronto ci sarà il rimborso spese e sarà tutto alla luce del sole. Pagheremo le spese mediche, una psicologa e tutti i costi di una gravidanza. Non sarà un’operazione commerciale”.

➡ Teramo: “Noi siamo malate non è un capriccio”

Maria Laura Catalogna, 34 anni, presidente residente dell’Associazione nazionale italiana Sindrome di Rokitansky è in prima linea nella battaglia per offrire alle donne che scoprono di essere affette da questa sindrome la possibilità di avere un figlio con GPA. “Combatto per la maternità surrogata perché vorrei che anche per noi la possibilità di scegliere. Abbiamo tanto amore da dare, vorremmo decidere noi a chi darlo. In genere le coppie se non riescono ad avere un figlio, pensano a un’alternativa come l’adozione o la fecondazione. Noi questa possibilità non la abbiamo a prescindere. E lo sappiamo da quando siamo piccole. Gestirlo non è facile. Quando sei cosiì giovane ti viene tolto qualcosa che non riesci nemmeno a immaginare, ti crolla il mondo addosso. Sarai sterile per tutta la vita. Non voglio che si creda che la maternità surrogata sia un capriccio.”