Ministro Carrozza, così proprio non va. Il modo confuso e a dir poco affrettato con cui nei giorni scorsi è stata varata la settimana della cultura scientifica ci fa pensare che continueremo a restare a lungo primi tra i Paesi Ocse nella triste classifica sull’«analfabetismo funzionale». La settimana della cultura scientifica fu creata da Antonio Ruberti nel 1990 quando, nella funzione di ministro dell’Università e della Ricerca, promosse la legge 113/1990 per la diffusione della cultura scientifica. Grazie a Ruberti l’Italia fu tra i primi Paesi a promuovere iniziative volte contrastare il peggioramento della percezione pubblica della scienza denunciata ufficialmente nel 1985 dal Rapporto Bodmer della Royal Society sul Public Understanding of Science. La legge 113/1990 istituiva una commissione che coordinava sia l’organizzazione delle settimane della cultura scientifica sia la distribuzione di finanziamenti a progetti perla diffusione della cultura scientifica e la valorizzazione del patrimonio storico-scientifico.
Grazie a quei finanziamenti è stata realizzata la Città della Scienza di Napoli, il Museo Galileo di Firenze è stato trasformato in uno dei più prestigiosi nel mondo, il Museo Leonardo da Vinci di Milano è stato rinnovato e rilanciato e sono state allestite centinaia di mostre ed eventi. La 113/1990 è stata poi aggiornata dalla legge 6/2000, che stanzia 20 milioni di euro per progetti annuali o accordi di programma, ma nel tempo si è persa la forza propulsiva originaria. Se nel frattempo Ruberti, nel ruolo di Commissario Europeo, istituiva la settimana europea della cultura scientifica, per cui l’idea italiana si diffondeva, e nascevano anche i Festival della scienza, come quello di Genova che apre in questi giorni, l’azione ministeriale perdeva forza. Di fatto, l’obiettivo alto della diffusione della cultura scientifica è stato derubricato a una sorta di adempimento burocratico, e i finanziamenti sono stati dati con tempi sempre più incerti e secondo logiche prevalentemente clientelari.
Che si siano persi del tutto lo spirito e il senso, lo si evince proprio dalla lettera del ministro dei giorni scorsi. La scelta dei temi per questa improvvisata settimana mostra un’idea singolare della scienza: lo smaltimento dei rifiuti e il riscaldamento climatico. Forse il ministro Carrozza aspirava al dicastero dell’Ambiente? I dati Ocse annunciati la settimana scorsa meritavano una risposta meno improvvisata. Speriamo di sbagliarci, ma essa appare come l’indice di un vuoto progettuale allarmante ai vertici di un ministero chiave. Sarebbe davvero il caso di tornare di corsa alla visione di Ruberti, che tra i primi in Italia, ma largamente inascoltato, tentò di far capire alla classe politica che la scienza è cultura, e che il patrimonio storico-scientifico ha un valore sociale ed economico non inferiore a quello artistico-paesaggistico.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.