Senza il mais Ogm l’Italia muore. L’appello di 2400 imprenditori

La Stampa
Roberto Defez

Nel 2016 coltiveremo solo metà del fabbisogno nazionale di mais ed importeremo forse l’altra metà, spendendo un miliardo di euro. Senza innovazione il mais non è più redditizio e così chiudono le aziende agricole, gli allevatori ed i produttori di prosciutti e formaggi che devono importarlo dall’estero.

Il 7 marzo del 1950 un fagottino viene portato al cospetto di papa Pio XII. Un bambino da benedire? Una reliquia di un santo? No, l’involucro contiene solo semi di mais. Semi di mais da benedire. Eravamo terra d’emigrazione e il mais era spesso l’unico alimento per non patire la fame. Ma quello portato al Papa non era il solito mais, ma ibrido, mais buono per fare la fortuna degli agricoltori e del Paese, mais buono per sfamare gli italiani ed arrestare l’emigrazione. Il mais ibrido era parte sostanziale degli aiuti del Piano Marshall e avrebbe fatto aumentare le rese del mais di cinque volte: da 20 a 100 quintali per ettaro. Le imprese agricole, la zootecnia e l’imprenditoria ne ebbero enormi benefici. La fertile pianura padana era diventata una miniera di materie prime rinnovabili: una produzione primaria in un Paese privo di giacimenti preziosi. Quel mais è stato il miracolo economico delle campagne, la Rivoluzione verde che ci ha permesso fino a 10 anni fa di produrre tutto il mais che ci serviva.

L’emorragia di braccia e di menti si arrestò. Nel 2016, però, ne coltiveremo solo metà ed importeremo forse l’altra metà, spendendo un miliardo di euro. Senza innovazione il mais non è più redditizio e così chiudono le aziende agricole, gli allevatori ed i produttori di prosciutti e formaggi che devono importarlo dall’estero. Non abbiamo voluto imparare la lezione. Con il Piano Marshall non ci avevano portato soltanto del buon pesce da mangiare: ci avevano insegnato a pescare! Non ci stavano scaricando solo cibo, ma la cultura che la ricerca scientifica porta, oltre che migliori produzioni ed autonomia culturale ed economica. Noi abbiamo preso il regalo e buttato via le istruzioni per il montaggio ed ora ci indebitiamo per un pasto confezionato all’estero. Lo paghiamo vendendo le nostre aziende alimentari storiche, lo paghiamo regalando le migliori menti selezionate nelle università. Così i nostri figli scappano. Scappano di nuovo. Scappano per non tornare. Non impariamo dai nostri errori.

-> Leggi qui anche: ” Chi crede alla favola anti Ogm”

L’arrivo del mais ibrido divenne una battaglia ideologica tra democristiani e comunisti. Per questo fu necessario l’intervento del Papa. Anche 50 anni dopo ci avevano portato un’innovazione: il mais Ogm. Poteva essere raccolto con le mietitrebbia, riduceva l’uso di insetticidi, migliorava la qualità sanitaria della polenta, abbattendo le pericolose micotossine. No, quell’innovazione l’abbiamo rifiutata, salvo poi acquistare all’estero fiumi di quelle stesse derrate Ogm che era vietato coltivare in patria. Coldiretti ha impedito la coltivazione di mais Ogm, ma ha venduto mangimi con Ogm, danneggiando le aziende agricole nazionali. Per questo 2400 imprenditori agricoli del Nord, il motore dell’agroalimentare in crisi, lanciano un grido di dolore. Lo fanno da persone vere, con carta e penna, come si fa su un contratto. Ringraziano la Rai, «Presa Diretta» e Riccardo Iacona che ha mostrato la verità sugli Ogm nell’Italia dei campi e della ricerca scientifica. Oggi si affaccia una nuova rivoluzione tecnologica che può far impallidire quelle del mais ibrido o Ogm: è una correzione delle bozze del programma delle piante chiamato «editing genomico».

Il mondo corre per usare questa innovazione, noi balbettiamo senza investire nell’innovazione. Nemmeno il Papa ci può più svegliare: Francesco ha già benedetto un riso Ogm, ma questo è solo un grande Papa, non uno che fa questo genere di miracoli. Ma, oltre alle 2400, ci sono altre 10 firme: sono cittadini come noi, sono 10 membri della Digos del Friuli, che hanno difeso i due agricoltori che hanno coltivato mais Ogm, Silvano Dalla Libera e Giorgio Fidenato, dagli ecoterroristi e dallo strazio del diritto fatto dalla politica. Siamo chiamati ad allungare l’elenco delle 10 firme, anche per rompere le catene delle tante Coldiretti che giocano su troppi tavoli per nascondere i fatti, illudere i consumatori e spegnere le speranze di un futuro in cui non saremo costretti a veder emigrare i nostri figli per avere in cambio un pugno di mangimi, quasi tutti Ogm.