Se l’organo diventa un business

di Luca dello Iacovo
Polemiche la contesa sul testamento biologico. I notai hanno già organizzato una banca dati per le biocard: ma gli avvocati hanno una contro proposta. Gratuita.

Sono ancora poche decine gli italiani che hanno scelto di redigere il testamento biologico, il documento con cui una persona dichiara in anticipo se accetta o rifiuta le cure mediche in situazioni molto gravi, tali da impedirle di prendere decisioni (per esempio, in seguito a un trauma cerebrale irreversibile). Un atto delicato che interessa potenzialmente tutti gli italiani maggiorenni, riguarda anche le donazioni di organi e può essere modificato o revocato, Ma sul testamento biologico la battaglia è già cominciata. Non soltanto nelle aule del Parlamento. Anche notai e avvocati affilano le armi (e le proposte) per mettere le mani su quello che considerano un business.

In palio, infatti, ci sono le parcelle, magari non ricche ma potenzialmente numerose, per la stesura dell’atto. Durante l’estate il consiglio nazionale del notariato ha organizzato una banca dati per raccogliere la «biocard»: «Per adesso abbiamo predisposto le infrastrutture tecnologiche, ma non sono ancora attive. Attendiamo le decisioni del Parlamento» osserva Paolo Piccoli, presidente del notariato. Ma non è detto che siano proprio i notai a occuparsi del testamento biologico. Nel mondo delle libere professioni la questione è ancora aperta: «È uno strumento messo a disposizione dei cittadini con l’obiettivo di spingere le forze politiche ad affrontare la questione» insiste il presidente del notariato Piccoli «ma non rivendichiamo assolutamente nulla».

Intanto il Consiglio nazionale forense (Cnf), l’organismo di rappresentanza degli avvocati, si è fatto avanti con una proposta: il testamento di vita può essere redatto come scrittura privata, cioè un semplice foglio di carta in cui l’interessato dichiara la propria volontà. In questo modo non è più necessario andare in uno studio notarile perchè chiunque può scriverlo da sé. «Il cliente lo consegna a un avvocato, che provvederà a conservarlo in un registro generale o a depositarlo presso le sedi degli ordini. Sarebbe comunque consigliabile la presenza di un medico per valutare le condizioni psicofisiche del richiedente» osserva Guido Alpa, presidente del Cnf. «E non chiediamo alcuna retribuzione: è un servizio dell’avvocatura per la collettività» sottolinea Alpa. Un’idea che non entusiasma Piccoli: «È il rapporto con il medico curante la parte fondamentale per stabilire le modalità procedurali.

Se poi il Parlamento sostiene di avere bisogno di una forma qualificata, allora sarà probabilmente la nostra». Altri, invece, premono sull’acceleratore, come l’Associazione italiana giovani avvocati (Alga): «Anche i legali, come i pubblici ufficiali, potrebbero autenticare il testamento biologico, conservandolo nel proprio studio» sostiene Stefania Ciocchetti dell’Alga. Il pagamento sarebbe soltanto per l’attività di consulenza tecnica». Insomma, modifiche, revoche e contestazioni del testamento biologico. Parcelle che fanno gola. Intanto in Parlamento sono stati presentati ben otto disegni di legge che riguardano la «biocard»: una nona proposta, quella dell’Associazione Luca Coscioni, sarà presto all’esame della commissione igiene e salute del Senato.

Due iniziative di legge, invece, prevedono esplicitamente un documento autenticato in uno studio notarile: «Ci sarebbero spese anche se si dovesse fare questa procedura in Comune. Questa al momento sembra la strada migliore: resta la disponibilità per soluzioni più economiche» commenta l’autore di una delle due proposte, il senatore di Forza Italia Antonio Tomassini. La votazione del Senato sul testo di legge che riguarda il testamento biologico è prevista entro febbraio. •