Scuola di politica, in chiave radicale

Gianluca Giansante

Diritti civili e libero mercato, ricerca scientifica e temi etici. Ma anche comunicazione politica e formazione. È la formula scelta per la scuola estiva dell’associazione Luca Coscioni, che mescola i grandi temi della storia radicale agli strumenti necessari per condurre l’attività politica.
Un metodo di lavoro in controtendenza rispetto alla maggior parte delle scuole politiche, che ospitano una successione di grandi nomi dello scibile umano ma rimangono a un livello teorico e passivo. Chi partecipa, quasi sempre giovani, viene bombardato di informazioni eterogenee, di grandi contenuti ma quasi sempre rimane a un livello che presuppone una condizione di minorità, da una parte c’è il docente, dall’altra l’allievo e fra le due posizioni non c’è movimento.
La Scuola dell’associazione radicale dà invece ai partecipanti l’occasione di diventare protagonisti di un’attività pratica che li porta a scoprire i metodi di lavoro della comunicazione politica.
“È importante dare strumenti concreti per una militanza attiva sul territorio, formare persone che non solo posseggano il ventaglio tematico radicale e coscioniano ma sappiano anche raccontarlo”, spiega Annalisa Chirico, coordinatrice della Scuola e segretaria degli Studenti Luca Coscioni. Una scelta che è in linea con la tradizionale ricerca di forme di comunicazione innovativa che caratterizza la storia radicale.
Il laboratorio di comunicazione politica, a cura di Gabriele Carones e Federica Colonna, si è sviluppato lungo tre giornate. Attraverso lavori di gruppo e attività creative i giovani hanno svolto un percorso di riflessione sull’identità radicale e sulla storia italiana.
L’ultima giornata ha raccolto e sintetizzato i risultati emersi dalle attività e portato i partecipanti a scoprire come si costruisce e si condivide un racconto, come la narrazione diventa contributo concreto al discorso politico.
La centralità del racconto nella comunicazione politica deriva dal fatto che non è solo un modo di organizzare la realtà ma anche di interpretarla e condividerla con gli altri. Senza un racconto c’è solo una massa di eventi senza senso. La narrazione li ordina e gli dà significato e ne facilita la comprensione; non a caso è la struttura-base di tutti i prodotti che fruiamo nel tempo libero: i film, i romanzi, le opere teatrali.
Allo stesso modo la storia è la forma più efficace di organizzare il discorso perché è quella che memorizziamo con più facilità. Infatti ricordiamo più agevolmente un discorso strutturato come un racconto che una mera enunciazione di dati e temi. Questo è ancora più vero nell’ambiente mediatico, dove la competizione per ottenere l’attenzione degli ascoltatori è più ostica che nell’interazione faccia a faccia.
C’è un ulteriore aspetto positivo da sottolineare: alla fine dei tre giorni gli studenti non hanno solo imparato un metodo di lavoro ma hanno anche vissuto un’esperienza che li ha portati a interagire con gli altri, stimolando la creazione di amicizie e relazioni destinate a continuare nel tempo.
La Scuola Luca Coscioni costituisce dunque un esempio, in uno scenario politico che in alcuni settori si mostra ingessato e restio ai cambiamenti. Sceglie di puntare sull’interattività, sulla creatività, sulla collaborazione e sull’innovazione. Rinuncia ai cliché della trasmissione del sapere dall’alto e stimola la partecipazione e la commistione dei saperi e delle esperienze, con un metodo rigoroso ma senza gerarchie e senza tabù. Dai diamanti non nasce niente.