“Scegliendo l’eutanasia, Fabiano ha urlato il suo desiderio di vivere”

II campione di nuoto Leonardo Tumiotto, amico storico di Fabo intervistato da Libero: «Col suo gesto Fabo ci fa amare la vita. Scegliendo l’eutanasia, il mio amico Fabiano non ha urlato il suo desiderio di morire, ma quello di vivere».

Una storia d’amore e non di morte quella di dj Fabo. Amore folle per la musica, per la fidanzata Valeria e per la vita, fino al punto di preferire il buio della morte piuttosto che vivere nell’oscurità permanente della cecità e della paralisi totale che aveva incatenato Fabiano al letto da due anni e mezzo.

Questa vicenda lascerà un segno in tutti quanti noi, che ci copriamo troppe spesso gli occhi davanti a ciò che ci spaventa, con la convinzione ottusa che certe cose a noi non accadranno mai, quella che probabilmente nutriva lo stesso Fabiano fino a quella sera in cui una distrazione al volante non lo uccise eppure gli costò la vita. Ma a restare segnati saranno soprattutto gli amici più cari di dj Fabo e tra questi il campione di nuoto, nonché dj, Leonardo Tumiotto, che fu l’ultimo a salutare Fabiano la tragica notte dell’incidente, prima che questi si mettesse in macchina per tomare a casa dopo una serata trascorsa con gli amici in un locale di Milano.

Leonardo, quale ricordo conserverai di dj Fabo? «Non dimenticherò mai la sua passione per la musica. Fabiano svolgeva il suo lavoro grande professionalità. Ricordo che la sera dell’incidente avevamo suonato insieme in un locale milanese in occasione del compleanno di un nostro amico comune. Nonostante si trattasse di un evento ristretto, tra amici, guardandolo lavorare restai colpito proprio dall’amore che ci metteva».

Cosa pensi della decisione di Fabiano? «Appoggio completamente la sua scelta. Oggi per lavorare dobbiamo andare all’estero, per vivere decentemente pure, ma doverci andare anche per morire dignitosamente è inaccettabile. Io oggi ho perso un grande amico, ma non soffro per come è andato via, soffro per come ha vissuto gli ultimi due anni e mezzo della sua esistenza».

Una vita piena di sofferenze, lo sappiamo… Cosa ti ha impressionato di più della sua situazione? «II fatto che, per non fare soffrire sua madre, Fabiano non chiedeva più neanche che gli grattasse la testa o il naso quando sentiva prurito. Lo sopportava in silenzio. Per noi è un gesto banale. Ma proviamo ad immaginare se non potessimo più farlo… Sarebbe per chiunque una tortura. A ciò aggiungiamo che Fabiano non poteva più né mangiare né bere. Era nutrito per mezzo di una canula inserita nello stomaco. Quando io penso alla sua condizione, mi sento soffocare».

Pensi che Fabiano sia un altro giovane abbandonato dallo Stato Italiano? «Fin da bambino mi sono allenato duramente per onorare la mia patria in tutto il mondo. Oggi però mi vergogno di questa bandiera, e lo dico con estremo dolore. I politici si occupano di scissioni all’interno dei partiti, di alleanze, di leggi elettorali che possano garantire loro la poltrona, ma trascurano tutto il resto, ossia quei problemi che interessano tutti noi e che, trascurati, diventano abissi».

Hai descritto Fabiano come un ragazzo pieno di vitalità. Eppure qualcuno ha ritenuto la sua scelta non rispettosa del valore della vita. Cosa ne pensi? «Scegliendo la morte Fabiano non ha urlato il suo desiderio di morire, bensì quello di vivere ed ha celebrato, mordendo quel pulsante che lo ha ucciso, la vita stessa. Se io oggi amo ancora di più la vita è per la lezione che ho appreso da Fabiano».

Quale lezione? «Ho imparato che la vita è il nostro bene più grande e dobbiamo prendercene cura. Viviamo tutti appesi ad un filo sottile. Diamo tutto per scontato: ridere, cantare, suonare, camminare, mangiare. Oggi comprendo di *** più il valore di ogni singola azione che compio. Da un momento all’altro può cambiare tutto ed io non voglio accorgermi dopo di quanto fossi fortunato prima».

Ci sono delle parole di Fabiano che porterai nel cuore? «Sì. Quando salgo sulla mia macchina e allaccio la cintura di sicurezza penso a Fabiano. E so che mi succederà sempre. Prima di morire ha raccomandato a tutti noi di allacciare sempre le cinture di sicurezza e di stare attenti alla guida. Mi piace credere che se anche solo un ragazzo seguirà questo consiglio, Fabo allora non sarà morto invano».