Santosuosso: “non eugenetica, ma decisioni individuali”

Sindrome Down

Amedeo Santosuosso, giurista e Professore di Diritto e Scienza a Pavia, è stato intervistato da Elvira Serra sulla questione islandese.

Amedeo Santosuosso, lei è un giurista, ed è stato tra i fondatori della Consulta di Bioetica. Possiamo parlare di eugenetica in Islanda?

«La questione fondamentale è che non si può parlare di eugenetica quando si tratta di scelte individuali. L’eugenetica è storicamente riprovevole e lo sarebbe anche oggi se fosse una scelta imposta dalle autorità pubbliche. Ma se abbiamo a che fare con il libero esercizio della capacita di autodeterminazione delle persone non possiamo che rispettarlo».

Dunque non c’è una forzatura nella campagna degli screening prenatali cominciata cinque anni fa in Islanda?

«No. Mi viene in mente la campagna pubblica di prevenzione alla beta talassemia che si fece in Sardegna: ebbe grande successo perché si tradusse in una offerta di consulenza, sostegno e informazione alle future mamme, che poi decisero liberamente cosa fare».

Che cosa propone?

«Prima di etichettare come eugenetica una decisione individuale bisognerebbe andare a parlare con le persone che senza volerlo si ritrovano ad avere figli con gravi malattie. Per assurdo, si arriverebbe a obiettare anche sulle scelte di tipo educativo che applichiamo ai nostri figli, che li porteranno in una direzione piuttosto che in un’altra, e che determineranno il futuro delle nuove generazioni».

Il caso islandese le sembra infine positivo?

«Dal mio punto di vista lo è. Tanto quanto è positivo vedere ragazzi con la sindrome di Down che riescono a inserirsi e a svolgere la loro vita tra di noi».