Ru486: la Roccella sull’orlo del pendio scivoloso

roccellaL’aborto chimico è «concettualmente» semplice (può sembrare che si tratti solo di ingoiare un paio di pillole), ma nei fatti è tutt`altro che un metodo «facile». Si tratta, infatti, di una procedura che dura quindici giorni, ha una percentuale di efficacia minore, è più dolorosa e meno sicura rispetto al metodo chirurgico.

Ogni donna può capirne il perché se le si spiega che questo farmaco induce contrazioni uterine, come nel parto o in un aborto spontaneo. La RU486 viene utilizzata in massa solo nei Paesi in cui i governi o l`organizzazione sanitaria la promuovono, ma non dove si scelgono le pratiche più sicure e che producono minore sofferenza: è il caso di Germania, Olanda e Australia. Perché allora questo metodo viene tanto propagandato da una parte della politica? Perché, prima ancora che la ditta produttrice del farmaco ne chiedesse la commercializzazione in Italia, alcuni consigli regionali hanno addirittura votato perché fosse subito utilizzato negli ospedali? Il farmaco piace a chi vuole cambiare la legge 194, la legge italiana che prevede che l`aborto debba avvenire nelle strutture pubbliche con tutte le garanzie sanitarie che questo implica. Con il metodo chimico invece le donne dovranno gestire da sole, tornando a casa, le emorragie, le infezioni, i dolori, controllando con i propri occhi se l`espulsione dell`embrione è avvenuta o no. Per le donne questo comporta, come ha affermato il Consiglio Superiore di Sanità, una minore sicurezza. Ma permetterà, come è accaduto in Francia, di allargare le maglie della legge e, in prospettiva, di cambiarla.