Un appello al Presidente della Repubblica per una profonda riforma dei metodi per il finanziamento della ricerca scientifica è stato sottoscritto da un gruppo di autorevoli scienziati italiani.
L’appello chiede che vengano utilizzate sempre, per l’assegnazione dei finanziamenti, delle procedure di peer review, ovvero in base a una valutazione scientifica nel merito, regolamentata, anonima e indipendente. Questo per evitare che i fondi destinati alla ricerca scientifica vengano stanziati partendo da considerazioni non oggettive che possono essere inficiate da considerazioni extra-scientifiche.
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Appello al Presidente della Repubblica
Signor Presidente
Ci rivolgiamo a Lei per l’interesse che ha mostrato al ruolo fondamentale della ricerca scientifica nel nostro Paese e per la necessità non procrastinabile di correggere le modalità del suo finanziamento. In questo momento le forze politiche che si candidano a dirigere il nostro Paese stanno presentando I loro programmi elettorali nei quali la ricerca, fino ad oggi, non ha trovato alcuno spazio. Rischiamo quindi, ancora una volta, che l’interesse si concentri su problemi a breve e brevissimo termine, tralasciando le prospettive strategiche di sviluppo di cui la ricerca costituisce strumento indispensabile. Rivolgiamo a lei questo appello affinché le forze politiche si impegnino fin d’ora a sviluppare strumenti adeguati al rilancio della scienza in Italia, concretizzando poi questi impegni non appena sarà formato il nuovo governo.
Un’obbiezione che viene assai spesso sollevata a giustificare il mancato sviluppo della scienza in Italia è la insufficiente disponibilità dei finanziamenti. Questo appello non ne richiede necessariamente un aumento ma si concentra soprattutto sulle modalità. In particolare, in Italia fino ad oggi solo una quota marginale dei finanziamenti per la ricerca e’ assegnata secondo procedure di peer-review, ovvero in base a valutazione scientifica nel merito, regolamentata, anonima, competente, terza e indipendente. In ambito pubblico, questo inficia gli interessi della pubblica amministrazione, introducendo nella decisione considerazioni di ordine extra-scientifico, quali, pregiudizi ideologici, pressioni personali, contiguità, appartenenza e conflitti di interesse. Inficia inoltre la qualità della scienza, che della competizione intellettuale libera da pregiudizi si alimenta. Inficia infine il contributo della scienza alla soluzione dei problemi di interesse sociale, che solo un sistema di valutazione trasparente e competitivo permette.
In Italia sono ammesse procedure di finanziamento che permettono negoziato diretto, al di fuori di ogni controllo, tra pubblica amministrazione e ricercatori, gruppi di ricercatori, o istituzioni scientifiche. Queste procedure sono contrarie ai principi e alle forme che ispirano e regolano il finanziamento nei paesi in cui la promozione della scienza è considerata interesse pubblico, e nei paesi in cui la scienza attinge i massimi livelli qualitativi.
E’ urgente che le forme di valutazione che assicurano il successo della scienza, e dunque il miglior uso del denaro pubblico, siano tradotte in norme e regolamenti dello Stato, uniformi e comuni a ogni singolo finanziamento, qualunque sia l’organo della pubblica amministrazione che lo gestisce, e qualunque sia la rappresentanza della comunità scientifica chiamata alla valutazione per peer review. Se la scienza e’ patrimonio comune del paese, le regole di fondo per la sua amministrazione non possono essere materia incerta, politicamente opinabile, o modulabile in ambito accademico.
E’ urgente che diventi norma dello Stato, da realizzare senza ritardi, che nessun finanziamento pubblico per la ricerca scientifica possa mai essere erogato senza un formale e regolamentato processo di peer-review. Inoltre, al fine di facilitare la definizione e l’applicazione di regole, è necessario procedere al più presto all’istituzione di una singola agenzia di finanziamento, che prenda origine dalla comunità scientifica di più alto profilo, nazionale ed internazionale, con la funzione di provvedere ai processi di valutazione e selezione delle proposte scientifiche per tutti gli organi dello Stato e gli enti pubblici che amministrano risorse per la ricerca.
Il modo in cui la si finanzia pesa sulla qualità della scienza più del volume di risorse che alla scienza sono destinate. La qualità della scienza, come la buona amministrazione pubblica, sono fini generali della comunità civile e dello Stato. E’ urgente iscrivere la questione tra le priorità della politica. La comunita’ scientifica italiana custodisce un patrimonio prezioso di esperienza nazionale ed internazionale, garanzia insostituibile di efficacia e di correttezza. Il contributo intellettuale e civile della comunità scientifica alla regolamentazione dell’amministrazione della scienza e’ per questo imprescindibile.
Primi Firmatari:
Paolo Bianco, Università di Roma La Sapienza
Ranieri Cancedda, Istituto Naz. Ricerca sul Cancro (IST), Università di Genova
Elena Cattaneo, Università degli Studi di Milano
Stefano Di Donato, Istituto Neurologico Besta, Milano
Pier Mannuccio Mannucci, Università di Milano, Gruppo 2003
Jacopo Meldolesi, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano
Gianni Romeo, Eurogene, Università di Bologna