Dal Piemonte alla Campania, passando per Lombardia e Umbria, si moltiplicano i progetti per incentivare il rientro dei cervelli. In palio bonus e borse di studio, ma anche finanziamenti per i progetti imprenditoriali realizzati da giovani italiani che rientrano dall’estero. L’obiettivo è invertire la rotta registrata dall’Aire, che ha certificato il 30% di emigrati in più nel 2012. Riconnettere i giovani talenti dispersi ai quattro angoli del pianeta con il tessuto sociale e produttivo locale, per riportare in Italia la forza lavoro più globale e qualificata. Con questo obiettivo alcuni enti locali hanno lanciato negli ultimi mesi iniziative per lo studio del fenomeno della nuova emigrazione professionale, collegandole – in alcuni casi – a progetti di rientro imprenditoriale. Iniziative svolte finora a macchia di leopardo: curiosamente, però, abbracciano tutte le aree del Paese, dando concreta attuazione a un filone di riconnessione del sistema-Italia con i propri talenti emigrati, avviato con la legge Controesodo (si veda la scheda in basso). Uno sforzo che appare sempre più necessario: gli ultimi dati Aire parlano di un incremento nel flusso di emigrati pari al 30%, nel 2012.
Milano apripista.
Apripista tra gli enti locali è stato il Comune di Milano, che tra fine 2011 e inizio 2012 ha lanciato un’indagine esplorativa sulla nuova emigrazione qualificata: i risultati hanno evidenziato quali sono i veri ostacoli che impediscono il ritorno dei nostri giovani professionisti dall’estero. Su tutti, la difficoltà di fare carriera in Italia alla stessa velocità offerta oltreconfine, anche a causa di un ambiente poco trasparente e meritocratico. A sorpresa, i salari offerti nella Penisola (inferiori a quelli dell’Europa del nord) non risultano il primo fattore di rinuncia, nell’ottica di un ritorno. I risultati dell’indagine hanno incoraggiato il Comune meneghino a lanciare il bando «Welcome talent business», che a fine 2012 ha premiato otto progetti imprenditoriali di rientro, con un finanziamento di 40mila euro per lo start-up d’impresa, più 20mila euro per le spese di rimpatrio.A imporsi sono stati giovani italiani residenti in Cina, Gran Bretagna, Usa, Spagna e Francia, con progetti variegati: dal software alle rinnovabili, dalla formazione al settore enogastronomico.
Sullo stesso filone è partito – a inizio 2013 – il bando «Alimenta2Talent», che a giugno ha premiato cinque progetti imprenditoriali nel settore agroalimentare, sui 32 presentati: «Alimenta2Talent» si pone come un vero e proprio incubatore d’impresa per talenti espatriati.I cinque vincitori under40, che si sono aggiudicati una borsa di studio semestrale da 1.500 euro, che permetterà loro di seguire un percorso di formazione e introduzione al mondo del venture capital, hanno presentato progetti che spaziano dalla conservazione della biodiversità, al riutilizzo degli scarti della filiera agrumicola, alla creazione di una piattaforma per la fitodiagnostica, e via dicendo.
L’Umbria lancia 20 start-up.
Sulla stessa linea dei progetti milanesi c’è «Brain back Umbria», progetto promosso dall’Agenzia Umbria ricerche, che ha raccolto 300 questionari tra gli emigrati regionali all’estero, riscontrando un’età media di 35 anni, oltre che un profilo altamente qualificato (86% tra laureati e dottorandi), residenti prevalentemente in Gran Bretagna, ma iscritti solo per metà all’Anagrafe italiani residenti estero. Il 53% di loro ha mostrato la disponibilità a tornare in regione: un’eventualità che ha spinto l’Aur a lanciare un concorso di idee imprenditoriali, per favorire il rientro dei talenti. Il concorso si è concluso a fine maggio: venti i progetti presentati, una decina i piani di start-up che saranno finanziati, per un importo massimo di 20mila euro, cui si accompagnerà un percorso di orientamento, consulenza e formazione. L’età media dei partecipanti è giovane: 34 anni, con i settori comunicazione, agroalimentare e turismo a primeggiare. Le start-up saranno avviate entro ottobre.
I piani di Campania e Piemonte.
Anche le regioni Campania e Piemonte si sono mobilitate, per approfondire il fenomeno dei giovani emigrati: l’Agenzia Campania innovazione ha lanciato il progetto «CAMback», che a oggi ha raccolto quasi 300 questionari, compilati da campani residenti oltre confine o rientrati – nel frattempo – in regione. L’indagine è tuttora online: «CAMback» ha elaborato pure un Manifesto programmatico, con i contributi ricevuti via web, e sta tessendo una rete di collaborazioni con università e associazioni locali, per sviluppare e approfondire le tematiche legate all’iniziativa, allo scopo di rafforzare il legame tra giovani emigrati e territorio di origine. Infine, la Regione Piemonte ha lanciato poco più di un anno fa il progetto «Io lavoro per i talenti», affidato all’Agenzia Piemonte lavoro: un progetto ambizioso, nato anche in questo caso con un’indagine conoscitiva dei giovani piemontesi all’estero, cui affiancare – in un secondo momento – un percorso di rientro. A un anno di distanza, i risultati appaiono interlocutori: solo un centinaio le risposte al questionario, insieme a venti candidature per opportunità di rientro. L’iniziativa, fanno sapere gli organizzatori, sarà rilanciata a settembre, quando sarà pubblicato un bando per selezionare tutor, che avranno il compito di indirizzare i curricula dei giovani all’estero verso le aziende piemontesi potenzialmente interessate ad assumerli.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.